Come sappiamo tutti, nel XXI secolo esistono nuove professioni e nuove competenze. Come in tutte le nuove discipline, la prima generazione si educa da se; l’ho visto succedere con le radio private negli anni ’70, poi coi DJ e di nuovo negli ultimi anni con la figura del Sound Designer: quelli attualmente in circolazione si sono formati lavorando. Poi, solo di recente, sono nate delle scuole dove si insegnano queste professioni. Ne coordino una, per l’appunto di Sound Design. Uno dei punti di riferimento di una scuola di questo tipo è un documento intitolato “Figura professionale”, nel quale si inquadrano le varie aree di operazione, o se preferite gli sbocchi professionali possibili. Redigere un testo del genere impone una riflessione che offre spunti molto interessanti; sul suono, sul suo ruolo nel paesaggio contemporaneo e le possibilità di intervento di chi lo disegna.
Il Sound Designer è un regista del suono. Non è uno sceneggiatore (il compositore musicale), non è un attore (il musicista), non dirige la fotografia ne’ monta il film (il fonico). Il regista conosce (in certi casi benissimo) il linguaggio di questi professionisti, e soprattutto sa cosa vuole. Quindi, analogamente a un regista, il Sound Designer coordina i vari elementi sonori. Il sonoro dei film (una delle arti fondanti del Sound design) è un buon esempio: si compone di diverse colonne (i dialoghi, gli effetti, i rumori di fondo, la musica) che vanno immaginate, e mixate, come un unico soundscape. Naturalmente col digitale, il Sound designer molto spesso fa tutto da solo. Ma questo è anche vero per il video, e tra poco lo sarà anche per il cinema.
Il Sound designer non fa il musicista. E benché le sue prestazioni siano spesso ai confini con la musica, le aree più promettenti della professione sono certamente altrove: il mondo è pieno di bravi musicisti, ma il paesaggio sonoro continua a essere orribile. E non mi riferisco soltanto alle suonerie dei cellulari (che dovrebbero essere proibite dalla legge), ma ai mille suoni anche utili ma malfatti che sentiamo ogni giorno. Il lieve blip che producono i tasti del vostro telefonino (a meno che non li abbiate disabilitati) svolge una funzione importante per le persone che ci vedono di meno, o chi usa il cellulare senza guardarlo. Ma, come ha dimostrato brillantemente un mio studente, quel semplice blip (anche detto machine feedback) può essere assai sofisticato: lui ne ha realizzati circa 200 per il suo lavoro di tesi. Tutto, dai semafori per non udenti (dove ci sono) al segnale della cintura in auto, è suono disegnato – spesso molto male.
Eppure la professione ha raggiunto livelli piuttosto alti, per esempio in pubblicità, e capita sempre più spesso di sentire dei loghi sonori ben fatti e efficacissimi (come il doppio dong della Bmw). O nei videogiochi, altro campo in enorme espansione dove il suono è segnale, simbolo e soundtrack insieme – e molto spesso i piani si intersecano. Un gioco come GTA deve la sua fortuna anche al modo in cui suona nella vostra tv, e al sofisticatissimo livello di stimolazione audio – intellettuale e non – proposto al giocatore.
Naturalmente il Sound designer è una figura di servizio: video, animazione, web, telefonia, arte… Sempre di più c’è bisogno di audio, in tutti i settori. Possibilmente realizzato da gente che sa usare le orecchie, in grado di montare un loop di attesa sensato – e sopportabile per tutto il tempo che dovremo attendere. Un servizio di cui tutti i fornitori italiani di servizi (dall’elettricità alla telefonia) hanno un disperato bisogno. Ma non domani: oggi, o forse già ieri.