E finalmente ci capiremo

Oggi ci tocca parlare in www per farci capire dalla rete; ma la tecnologia di domani, integrata col web, potrebbe cambiare tutto. Non ancora per comprenderci davvero, ma per semplificarci la vita, e forse far evolvere la conoscenza.

Oggi, grazie alle tecnologie, è possibile presumere di reperire dati su qualsiasi settore dello scibile umano. Il meccanismo di accesso a queste informazioni è però profondamente primitivo. Si basa su un’idea antica, perpetrata dalla fantascienza ma purtroppo sbagliata: che le macchine possano comprendere il linguaggio degli umani. In fondo anche Google funziona così: legge tutto il web e, in base a sofisticati parametri di lettura (e non solo), fornisce dei risultati. Infatti fare delle ricerche complesse è difficile, a volte impossibile. Metti che ti scoppia un tubo di domenica mattina: che fai? Chiami il primo idraulico domenicale che trovi sull’elenco. Idem se lo cerchi in rete: idraulico+la tua città+domenica. E’ invece allo studio una nuova tecnologia che potrebbe ampliare enormemente le prospettive, rendendo possibili ricerche oggi impensabili – dall’idraulico all’immortalità dell’anima. Ha un nome ostico, Web Semantico, e sembra essere la prossima grande svolta (il condizionale è sempre obbligatorio). In questo caso il procedimento è semplice: si chiede a un software di cercare i cinque idraulici più vicini a casa vostra, che possono apparire in ordine di prezzo, di vicinanza o di affidabilità; lo stesso programma può contattarli (silenziosamente, in un dialogo tra macchine) per verificarne la disponibilità e prendere appuntamento. Ma le applicazioni di questa intuizione sono infinite, con prospettive spettacolari; tant’è che qualche tempo fa Tim Berners-Lee (considerato il padre di internet), in un articolo su Scientific American, ha parlato di Evoluzione della Conoscenza.

Le tecnologie legate a questa nuova gestione delle informazioni sono varie e complesse; per una spiegazione tecnicamente solida dovreste fare riferimento all’articolo di Berners-Lee consultabile sul sito scientificamerican.com. Semplificando, l’idea è di creare un sistema univoco e universale di targhette (formate da tre termini) simili agli indirizzi web. Ognuno può creare le proprie targhette, che si aggiungono a questo immenso database vivente (come è già la rete) in grado di essere letto dai PC: ogni targhetta identifica un’informazione e la sua relazione con le altre.

Un’idea dai risvolti profondi; comprensibile, avendo l’obiettivo di ordinare la conoscenza. Ontologia è un termine preso a prestito dalla filosofia (dove descrive lo studio dell’esistenza e delle sue categorie fondamentali); nell’informatica invece è un informazione che identifica la relazione tra due termini: 20125 è un CAP di Milano; ma anche che CAP significa Codice di Avviamento Postale, che Milano è il capoluogo della Lombardia, ecc. Il computer non dovrebbe comprendere queste informazioni, ma sarebbe in grado di manipolarle in modi utilissimi: spostare la prenotazione di un volo in caso di sciopero; tenerci informati su un risvolto particolare di un problema specifico, ordinando i risultati a nostra misura; accertarsi del curriculum di un professionista, grazie alla targhetta laureato a Harvard opportunamente criptata e certificata.

Quando, e se, sarà effettivamente realizzato (già ci sono degli usi come l’XML, ma ci vorranno anni), questo modello semantico univoco (pensato per convivere con la rete esistente e potenziarla) sarà la lingua franca tra tutte le tecnologie che usiamo, finalmente centralizzate, e noi utenti; come registrare tutte le puntate di Star Trek reperibili ovunque, ma solo delle prime tre serie e saltando la pubblicità. O, quando sono in ferie, attivare la segreteria, rispondere alle email dicendo che sono altrove, accendere il riscaldamento quando sto per rientrare e avvisarmi se mi cercano da Rolling Stone – in automatico. E se voglio un certo modello di sedia, sapere qual è il negozio più vicino che ce l’ha del colore giusto, a un prezzo accettabile e con ampio parcheggio. E magari perfino se è stata realizzata rispettando i diritti dei lavoratori. Insomma, per conversare coi computer c’è ancora da attendere, ma questa mi pare già una mediazione accettabile.