Aspetto esterno: il dentifricio Quovis viene venduto in una gradevole scatola bianca e verde che porta impresso su tre lati il nome del prodotto, e la dicitura “pasta dentifricia pluri-attiva”. Leggendo l’involucro si apprende che contiene 75 ml di prodotto e che è fabbricato dalla LCA di Limbiate (MI). All’interno della scatola si trova il tubo (quello classico di metallo), identico alla scatola nei colori e nella veste grafica. Su ambedue è inoltre riportato un breve testo, introdotto dal motto “Una corretta igiene orale è fondamentale per mantenere denti sani e gengive ben difese”; il testo descrive le caratteristiche del Quovis (“…specifico componente batteriostatico… zinco citrato, che rallenta la formazione… remineralizzazione… efficace azione detergente… piacevole sensazione di… “) e avverte, in neretto: contiene monofluorofosfato di sodio.
Impressioni di uso: Il Quovis è bianco, lievemente cannellato, molto soave sulle pareti della bocca (chi ha una boccuccia sensibile come me sa bene di cosa parlo) e funziona esattamente come qualsiasi altro dentifricio del pianeta: se ne mette un po’ sullo spazzolino (io non ne metto mai tanto quanto ne mettono nelle pubblicità: me ne basta circa la metà) e poi si spazzolano le zanne su e giù, avanti e indietro finchè non si ha l’impressione di aver finito (nessuno sa esattamente quanto l’operazione dovrebbe durare: si va a sensibilità). Il Quovis lascia nella bocca una piacevole sensazione di freschezza, sicuramente paragonabile a quella lasciata dalla quasi totalità dei dentifrici da me assaggiati nella vita (tranne uno provato nel ’75 in Bulgaria, che ti lasciava in bocca un curioso retrogusto di funghi porcini). Pulisce meno del tuo solito Azeta? Non mi pare proprio. Rimuove la placca con meno vigore di un Paperino’s? Direi proprio di no. E il tartaro, questo micidiale nemico della nostra vita orale? Tutto normale sul fronte tartaro, come con il classico Colgate (a proposito: che fine avrà fatto il gardol, ingrediente miracoloso e irrinunciabile del Colgate della mia infanzia, il cui maledetto nome non riesco più a dimenticare?). Ho consumato diversi tubi di Quovis nel disperato tentativo di trovare una qualsiasi differenza con altri dentifrici, ma niente: i dentifrici sono tutti uguali e io dovrei saperlo bene, visto che li uso da 36 anni.
Conclusioni: un solo elemento separa nettamente questa pasta dentifricia da tutte le altre da me prese in esame dal 1959 ad oggi: il Quovis non spende soldi in pubblicità (infatti non l’avevi mai sentito nominare; non ti si è tatuato nella testa com’è successo a me col maledetto gardol), e quindi non ce la fa pagare (e non ci interrompe i film con disgustose zoomate su placca dentaria computerizzata). Questo fattore incide in maniera quasi incredibile sul prezzo: un tubo da 75 ml (quasi tutti i dentifrici ne contengono 75 o 100) costa 890 lire(ottocentonovanta), e cioè circa un quarto rispetto alle marche più note.
Usate quindi con fiducia, gioia e sollievo per la tasca il dentifricio Quovis (scientificamente, clinicamente e dermatologicamente testato da RadioGladio nei suoi laboratori – il cesso di casa), o qualsiasi altro dentifricio di cui non abbiate mai sentito parlare.
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