Mentre scrivo si fa un gran parlare dell’ultimo “scandalo” riguardante Internet, la privacy, ecc. Mi riferisco alle foto svestite di alcuni personaggi famosi, prelevate dai loro account iCloud e fatte circolare in rete. La questione è grossa, anche numericamente: Reddit, popolarissimo sito di notizie animato dagli utenti (uno dei quali ci ha ripubblicato le immagini) ha battuto tutti i suoi record di visite – prima di eliminarle. Su questa polemica si è scatenato il solito florilegio di opinioni pre-impacchettate e superflue, dal sempreverde “dove andremo a finire” al grillofono “la Cia ci spia”, fino all’ottuso “se non ti fotografi nudo, vedi che questo non succede”. Viceversa mi pare un tema interessante sul quale fare delle riflessioni.
Sappiamo tutti benissimo che alcuni strumenti digitali possono ampliare la nostra esperienza sessuale – che siano stati pensati per questo o meno. Da Skype a Grindr, dal recentemente defunto MSN (che nel corso della sua esistenza ha smosso infiniti eserciti di ormoni, adolescenziali e non) alla GoPro, è capitato a molti di avere sensazioni assai carnali attraverso strumenti a base di silicio. A molti ma non a tutti. E’ il bello di queste tecnologie, no? Naturalmente sappiamo pure che gli abusi sono sempre possibili: in paesi più evoluti si discute se il Revenge Porn (ci si lascia male e uno dei due, quasi sempre lui, pubblica foto e video della loro intimità, spesso titolate con espressioni sessiste) vada bandito o punito per legge (secondo me sì e sì). Quindi il tema è delicato: è giusto filmarsi mentre si fa sesso? (Se piace a entrambi, e c’è completa fiducia reciproca, certamente sì.) E’ saggio tenere questi video nel telefono, o inviarseli via internet? (No.) Esistono tecnologie, anche gratuite, per proteggere questi dati? (Assolutamente sì, e sono di fatto inespugnabili.) E’ opportuno salvarli su un server remoto come iCloud o Dropbox? (Ma siamo matti?) Sono indicazioni semplici, dettate dal buon senso, che ognuno può darsi da solo magari con l’aiuto di Google (ma senza fidarsi troppo). E ovviamente valgono il quadruplo se sei una celebrity (a meno che tu non stia cercando di diventarlo, nel qual caso è certamente opportuno diffonderti ovunque: in fondo per Kim Kardashian ha funzionato). Raccontereste i fatti vostri a persone che vogliono approfittarsene? E allora perché affidarli a Apple o a Google, che intendono fare esattamente questo (anche per motivi che magari a loro sembrano legittimi)? Se poi usciamo dal tema del sesso, la questione è perfino più evidente. Chi ha guardato per bene le impostazioni della privacy di Facebook? A guardare dalla quantità di foto di figli (che pure avrebbero una propria privatezza) pubbliche, cioè visibili a tutti, parrebbe quasi nessuno. Il confine tra voglia di esibire e protezione della privacy è sottile, però insomma. Su Facebook c’è chi ha il numero di telefono visibile a chiunque: poi si lamenterà se riceve telefonate non gradite?
Quando abbiamo inventato il denaro, alcune migliaia di anni fa, si è subito posto il problema della sua protezione. Dopo tanto tempo ancora non ne siamo venuti a capo, e per ogni nuova cassaforte inespugnabile, c’è una lancia termica nucleare che la buca. Il trucco lo conosciamo tutti benissimo, da millenni: se li metto in un posto sicuro, poi posso stare ragionevolmente tranquillo. Coi dati digitali funziona esattamente allo stesso modo: quelli di poco conto, come la foto della tua torta di compleanno, puoi spargerli ovunque (e magari bearti delle condivisioni). I file preziosi invece, quelli sensibili, vanno tenuti da conto, come i gioielli o l’argenteria. Come distinguere quali sono? Mi pare semplicissimo, davvero, e urgentemente necessario (se ti rubano quelle foto metti nei guai anche l’altro/a). Perché saperlo, nel 2014, non è una cosa da nerd, bensì da cittadini del mondo. E’ come saper maneggiare i soldi, fare una telefonata o spedire un pacco. Perfino se sei una celebrity.