Inadatto ai minori

Come forse avrete capito, specialmente se siete lettori antichi, io sono un po’ una testa di cazzo. Un sintomo di questa condizione è che alcune mie opinioni adolescenziali sono rimaste immutate nel tempo, benché io ormai sia alla soglia della terza età. Altre invece sono cambiate, qualcuna proprio completamente. Una di queste è la questione dei minori. Naturalmente d’istinto sarei portato a pensare che i divieti ai minori (di bere, di fumare, di comprare dei porno, ecc.) siano inutili – come molti altri divieti. Non sono un amante del proibire, e trovo che le eccessive restrizioni (per esempio sugli alcolici in Nord Europa o negli USA) rendano più attraenti i comportamenti proibiti. Naturalmente a volte capisco i motivi di questi divieti – ma non proprio sempre.

Fattostà che negli ultimi anni sono diventato, anche proprio per scelta, inadatto ai minori. Intendiamoci: lo sono sempre stato. Però adesso ho deciso di indossare questo status, e di difenderlo. Ovviamente anche per via del mio spettacolo sulla pornografia intitolato Realcore – che è per sua natura (e per la legge italiana) “Vietato ai minori di anni 18”. Giustamente. Non solo io approvo questa disposizione ma mi preoccupo moltissimo che venga rispettata, mettendo grossi cartelli all’ingresso, inserendo la dicitura in tutta la comunicazione, sulle locandine, nei comunicati stampa, ecc. E se ho il dubbio che ci siano dei minorenni in sala lo faccio presente a chi organizza, e semmai gli si chiedono i documenti (come si fà in tutti i pub inglesi o i coffeeshop olandesi).

Io lo so che i lettori più giovani a questo punto saranno inferociti – lo sarei anche io. So anche che i minorenni sanno come procurarsi cose proibite anche meglio dei maggiorenni, e non li giudico per questo. Però penso che la regola del 18 si basi su un principio dalle implicazioni davvero interessanti. Innanzitutto vale per tutti, ricchi e poveri, maschi e femmine: 18 anni durano sempre 18 anni (volendo si può abbassare, non ho un’opinione su questo). Poi stabilisce una regola di tutela per i più piccoli, quelli sotto i 14, che non riguarda solo la pornografia ma anche per esempio la violenza in Tv (e dovrebbe estendersi alla maleducazione, al cattivo gusto e all’esposizione del peggio dell’umanità, come fano certi show del primo pomeriggio). Inoltre separa i minori dal resto della società, stabilendo alcune tutele come la non punibilità, o dei percorsi penali separati da quelli degli adulti. E infine sancisce un principio fondamentale, e importantissimo: che esistono delle zone dove si possono dire o fare cose per adulti, che non si dicono o fanno davanti ai minori (e ai fondamentalisti religiosi). Dalle parolacce, il cui florilegio in Tv è davvero desolante (e solo Dio sa quanto io ami il linguaggio scurrile e la bestemmia – ma mai davanti a dei minori) fino a parlare di pornografia amatoriale, di chirurgia ricreativa o di Slash Literature (racconti fantastici, di solito furiosamente omosessuali, i cui protagonisti sono personaggi pubblici abitualmente separati da una /: Bush/Chaney, Bonolis/Laurenti, Berlusconi/Bossi/Fini ecc. Diffusissimi all’estero, inesistenti qua da noi).

Sostenere l’idea del divieto ai minori significa affermarne un’altra più importante e poco sentita qui in Italia: eccetto dove la legge dice “proibito” si può fare tutto, proprio tutto. Una volta raggiunta la maggiore età, possiamo disporre del nostro corpo e della nostra mente come meglio ci piace, senza doverne rendere conto a nessuno se non a noi stessi. Per dirla con John S. Mill: “Il solo aspetto della propria condotta di cui ciascuno deve rendere conto alla società è quello che riguarda gli altri: per l’aspetto che riguarda soltanto se stesso, la sua indipendenza è, di diritto, assoluta. Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l’individuo è sovrano.” Ma solo se è maggiorenne.

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