Si definisce inserzionista chi acquista spazi pubblicitari sui giornali; anche Rumore ha degli inserzionisti: sono marche di abbigliamento, di accessori e di scarpe; case discografiche, piccole etichette o addirittura singoli artisti che comprano una pagina (o mezza o un quarto o un ottavo) che poi possono utilizzare a loro piacimento. Lo fanno per sostenere il giornale? No; sono forse spinti dal desiderio di mostrarci delle belle immagini grafiche? Macché. La loro forse è informazione sulle qualità salienti dei loro prodotti? Non sembrerebbe. La risposta esatta è una: vogliono che VOI compriate la loro mercanzia; pensano che, con tutte le vostre diverse singolarità e gusti, siate comunque un gruppo di consumatori piuttosto omogeneo, probabile consumatore di un certo prodotto. La scelta della testata diventa quindi capitale: pubblicizzare l’ultimo disco dei Peggio Punk su Famiglia Cristiana avrebbe poco senso (esattamente come andrebbe a vuoto la réclame di Nek su Rumore).
Voglio immediatamente precisare che non ho nulla contro questa pratica; ho comperato spazi per pubblicizzare i miei prodotti, lo rifarei anche domani e non mi verrebbe mai in mente di criticare chi lo fa. Perfino la pubblicità scorretta non mi sembra così scorretta, e mi diverte trovare sui giornali americani la pubblicità comparativa, proibita in Italia: il tale motorino costa di più, consuma ed è bruttino. Se invece ti compri il mio, vedrai che figata… No, il tipo di inserzionismo di cui voglio parlarvi oggi è più subdolo, stronzo e malato di qualsiasi pubblicità scorretta. Riguarda quegli inserzionisti (grossi, da una pagina o più) che, quando trovano qualcosa che non gli piace sul giornale, ritirano la pubblicità. Ci trovano la pedofilia? No. L’istigazione alla violenza? Nemmeno. Basta un niente: mettiamo che a Fabio de Luca l’ultimo album degli Unbelievable Cazzons (gran gruppo di proprietà di una potente discografica multinazionale) gli abbia fatto pena. Se lo scrive nella recensione, è possibile che la suddetta major ritiri la sua pubblicità (anche di altri gruppi a lei appartenenti) dalla rivista: è già successo, solo pochi mesi fa, e se glielo chiedete per piacere, Sorge vi farà nomi e cognomi di queste merdine. Questo è un atteggiamento gravissimo, perché mira ad interferire con l’autonomia della stampa (sancita perfino dalla costituzione), stupido perché le recensioni hanno un peso relativo, e stronzo nei confronti vostri, del giornale e anche degli Unbelievable Cazzons, che magari potrebbero leggere e meditare, oppure pensare che de Luca sia una testa di cazzo: siamo in un paese libero, no? (evidentemente per alcuni inserzionisti no).
L’apoteosi della stupidità è stata però raggiunta col numero 75 di Rumore, uscito lo scorso aprile: quello coll’articolo sulla pornografia. Un noto inserzionista (di quelli buoni sia per Rumore che per Famiglia Cristiana, o anche Pedofilia Oggi) si è sentito offeso nel suo comune senso del pudore (e io che pensavo che da questo punto di vista gli svizzeri fossero più svegli) ed ha ritirato la pubblicità.
Questo gesto, oltre che essere esecrabile per i suddetti motivi, ha un margine di idiozia in più: Sono anni che la pubblicità usa il sesso per vendere prodotti: fighe spaziali che spacciano automobili, tette bioniche al soldo di caramelle e gomme, culi antigravitazionali messi li per vendere rasoi usa e getta. Si e’ sempre fatto, ci ha sempre fatto cacare (non la tetta in se, ma l’abbinamento), ogni tanto qualcuno protesta ma si continua a fare. La maggior parte dei grandi settimanali mostra nudi in copertina per vendere di più, e a nessun inserzionista ha mai dato fastidio: anzi. E allora, cosa c’era di diverso su Rumore? I cazzi. L’inserzionista evidentemente ne ha paura, e quindi teme l’abbinamento del suo prodotto col membro maschile. Gli va bene la violenza, il razzismo, l’intolleranza; accetta di buon grado la volgarità televisiva pur di vendere la sua mercanzia, ma di fronte ad un pene eretto perde la testa. Ma come: lui pensa che voi siate suoi potenziali clienti, nessuno di voi si scandalizza per quelle foto ma lui ritira la pubblicità lo stesso? In che senso? Cos’ha in mente? E tra le gambe? Io non li voglio i prodotti di questo bacchettone. Se li cacci su per il culo (tic toc tic toc) e vada da uno psichiatra a farsi riordinare il senso del pudore, e già che c’è anche quello degli affari.