Radio, televisione, musica: tutti i media vogliono essere in rete, ma proteggere i propri contenuti è un’impresa impossibile. La soluzione? Mollare il web e tornare al broadcasting: si starà meglio quando si starà peggio.
Spesso si parla delle infinite possibilità offerte dalle tecnologie; più di rado se ne prendono in considerazione le idiozie congenite e la natura a volte quasi tonta. E’ la grande questione dell’Intelligenza Artificiale: se è già un problema fargli capire l’espressione “Club della Scopa”, che una macchina tradurrà come “Associazione dell’utensile per spazzare il pavimento” o magari come “Bastone della Scopa” (che potrebbe essere l’impugnatura della ramazza o l’asso di bastoni), figurarsi farla ragionare. E’ anche il bello della tecnologia: fa quello che è stata ideata per fare e in certi casi, se chi l’ha realizzata è bravo, lo fa velocemente e senza intoppi. Ma non chiedetegli mai due cose: di essere creativa (comunque, anche interpretando il senso di una frase) e di fare qualcosa di non conforme al suo codice, non etico ma binario. Certo che poi gli Hacker fanno meraviglie, ma comunque entro certi limiti e sempre con gli strumenti giusti.
Nella visione originaria della Rete, apparsa a più riprese a scrittori di fantascienza e scienziati dal dopoguerra in poi e realizzata a partire dagli anni ’80, c’è il concetto di condivisione; proprio come nell’automobile c’è quello di trasporto e nella tecnologia del synth c’è il suono. La rete è stata inventata apposta per condividere le informazioni che ci vengono messe.
Ogni cosa della rete è quindi prelevabile: testi, foto, suoni, filmati, tutto. Perfino la grafica di un sito si può copiare ed adattare al proprio; c’è chi lo fa e c’è perfino chi ci campa. Di più: posso far comparire in una mia pagina qualsiasi foto che si trovi in qualsiasi altra parte del web senza doverla scaricare. Questa è la natura della rete, e non è un caso. La televisione funziona in tutta un altra maniera: è molto più passiva, meno interattiva ma soprattutto non si potrà mai copiare Enrico Papi e incollarlo su Emilio Fede; non è nella natura della Tv ma del PC. Il digitale terrestre la rende un po’ meno passiva, ma solo se partecipare al televoto di Biscardi vi dà qualche emozione: speriamo nel futuro.
E’ chiaro come qualsiasi tentativo di proteggere i contenuti della rete sia destinato ad alterarne la natura oppure a fallire. Sarebbe come costruire un’automobile che non debba camminare, o un synth silenzioso. Ma Internet così com’è è bellissima: visitate archive.org o prelinger.com, e (se avete la banda larga) scoprite il mondo della Web Tv interattiva (legalmente visionabile e scaricabile) con filmati d’epoca, rarità, materiale storico, etc. Pare che anche la BBC abbia in mente un’iniziativa del genere. Per i contenuti a pagamento invece ci sono altre reti più facili e protette – come la Tv via cavo o i cellulari UMTS – dove proporre il vero modello perfetto: lo streaming on demand, l’anello mancante tra la rete e il CD/DVD, con contratti di fornitura simili alla telefonia e (speriamo in futuro) prezzi analoghi.
Internet invece è uno sforzo comune; è tenuta insieme da chi la usa, da chi scarica e ci mette anche dei contenuti (legali, nella stragrande maggioranza dei casi). Le tecnologie ideate per ostacolare i processi di condivisione dei dati (legali o illegali per i PC è lo stesso, essendo idioti) sono destinate a fallire. E’ già successo molte volte in passato: è la natura della rete. E’ ovvio che il web si commercializzi e che alcune delle regole del business si applichino anche online; tenendo però sempre presente che un sintetizzatore muto, per quanto bello a vedersi, avrà pochissimo successo.