Siamo usciti solo da qualche giorno (mentre scrivo) dall’orgia mediatica per la dipartita del Papa, una kermesse inarrestabile (ne hanno parlato perfino le previsioni del tempo) e a tratti proprio offensiva verso chi, come me, a certe storie non riesce proprio a credere, e pensa che certe immagini truci come l’Inferno si possano configurare come abuso della credulità popolare. E’ stata una settimana orribile, se si pensa che in Francia molti si sono lamentati per le bandiere a mezz’asta, mentre qui perfino Nichi Vendola ha chiesto ai suoi elettori (alcuni dei quali si suppone la pensino come me) di non festeggiare la sua vittoria per via del grave lutto. Solo in due si sono ribellati al coro: il direttore di Tuttosport, che si è chiesto come mai si sospendessero le partite e Margherita Hack, l’astrofisico (una che di questioni cosmiche se ne intende) che ha ricordato quanto retrivo e antimoderno sia stato questo Papa. Per il resto è stato un concerto all’unisono di lodi estasiate per l’uomo che tra l’altro ci ha sconsigliato di usare il preservativo.
Ma le affermazioni che ho trovato particolarmente gravi non riguardano la comunità cattolica, che è liberissima di credere a quello che vuole, ma il resto del mondo – che include anche voi e me. “Questo Papa a saputo toccare i cuori di tutti, cattolici o meno.” Una frase inaccettabile, specialmente se pronunciata da un cattolico. E’ il tentativo di universalizzare un evento che invece riguarda solo una minoranza, sebbene grande, della popolazione mondiale. Che nella stragrande maggioranza avrà pensato: “Beh, era anziano, in fondo ha fatto una bella carriera, non lascia figli piccoli, ci può pure stare”, ma anche semplicemente “Era ora, soffriva come un cane, non riusciva neanche più a parlare, sarà stata una liberazione”, che è quello che ho pensato anch’io. Ma non ha mai toccato il mio cuore, se non come anziano sofferente, e non mi ha reso i cattolici più simpatici, anzi.
L’altra frase su cui riflettere è questa: “Uno dei grandi lasciti di Giovani Paolo II è l’avvicinamento delle religioni”. Una cosa che mi terrorizza e mi leva il sonno. Basta rifletterci un momento infatti per rendersi conto che tra i valori comuni delle varie religioni ce ne sono alcuni assai controversi. Su quali princìpi concordano Osama Bin Laden, gli Ebrei Ortodossi e il Cardinale Ruini? Beh, di sicuro sul ruolo della donna; basta vedere qual è la condizione femminile in queste società. Credo che siano concordi anche su divorzio e aborto: proibiti, e peccato mortale. Immagino che anche sui rapporti sessuali prematrimoniali il dibattito sia stato brevissimo: zero, all’inferno. Invece proprio sulla fratellanza, la pace e l’uguaglianza il disaccordo, in pratica, sembra regnare sovrano aldilà delle belle dichiarazioni di circostanza. Ma non sorprende: il valore primo delle religioni è la supremazia sulle altre, l’idea che la vera fede sia la propria e gli altri sbaglino. Questa convinzione, all’origine di orrori e distruzione nei secoli passati, è ancora assai in auge: quando aprì la Moschea di Roma si fecero dire delle messe di riparazione. Ma è ovvio: se immaginiamo le religioni come prodotti (un esercizio che vi ho già proposto qualche anno fa), è naturale che ognuna dica di essere l’unica vera. Quella cattolica inoltre è tra le poche fedi che prevede il proselitismo, e cioè l’uso di promotori religiosi; una cosa che fa sommamente incazzare gli altri, che giustamente li cacciano via a pedate.
Insomma non ho amato questo Papa, come d’altronde non ne ho amato nessun altro, e non ho provato niente di speciale per la sua scomparsa. In questo hanno ragione i romani – sempre perfetti nel rimettere il mondo al suo posto – che a proposito della “immensa perdita per l’umanità” (come se io fossi una zebra) dicono: “Morto un Papa se ne fà un altro”. Questa è la caratteristica del Papa: è una figura sostituibile, a differenza di Michelangelo, Jimi Hendrix o Italo Calvino. E se Dio c’è, vi pare che a capo della sua chiesa (l’unica vera) non ci metterà uno migliore del precedente?