La Compilation che non c’è

Di tutti i generi della discografia odierna, dal deprecabile best con inedito al cofanetto The complete qualcuno, quello che mi è sempre sembrato più promettente è la Compilation. Che può essere sublime o orrenda, taroccata (coi brani risuonati) o raffinata (rare B-side di grandi artisti nel periodo d’oro), sensata ma ovvia (come quelle di Sanremo), essenziale ma inascoltabile (come Folklore Musicale Italiano di Lomax/Carpitella, suddivisa per regioni, con esempi di un minuto sfumati velocemente), scientifica ma sublime (come quelle della francese Ocora). E poi le raccolte ultra-pop, come quelle delle radio, e ora anche dei programmi tv: proprio mentre scrivo esce quella di Chiambretti.

La Compilation più bella però dev’essere ancora fatta. Degli infiniti modi di ricombinare musica abbiamo solo sfiorato la superficie: per suono, per epoca, per tema, per strumenti, per ritmo, per diffusione geografica… Le possibilità sono senza fondo, e il mestiere di fare le Compilation potrebbe essere definito un’arte. Sfortunatamente gli esempi non sono molti. Salvo alcune rare eccezioni, e certe raccolte storiche o etniche (come l’essenziale Music in the World of Islam), purtroppo l’arte della Compilation resta quasi sempre un’idea.

Qualche volta però quest’idea si incarna altrove. Tra il 2006 e il 2009 Bob Dylan ha tenuto uno show radiofonico intitolato Theme Time Radio Hour. Il format del programma prevedeva dei temi, come Cibo, Soldi, Carcere, Medici, Sogni, ecc. Per ognuno c’erano dei contributi, spesso solo musicali. Per il tema Uccelli i brani scelti erano tra gli altri The rooster Song di Fats Domino (’57) e a seguire When the red red robin di Al Jolson (’26) e Ornithology di Charlie Parker (’46). Questo metodo ha prodotto una lunga serie di “compilation spontanee” molto apprezzate. E non deve sorprendere: per un fan degli Stones (come me), mentre legge l’autobiografia di Keith Richards (come sto facendo io), sarebbe perfetto ascoltare la compilation Quello che ascoltava Keith Richards negli anni ’60: purtroppo non c’è.

Di Theme Time Radio Hour invece esistono due doppi CD ufficiali, intitolati Theme Time Radio Hour: With Your Host Bob Dylan. Poi però nei negozi si trovano anche dei bei cofanetti (tre, ognuno quadruplo) intitolati Bob Dylan – Radio Radio: Theme Time Radio Hour. In copertina una bella foto di Bob e dentro una marea di canzoni meravigliose, molte delle quali registrate decenni fa. Sul retro, in basso, c’è una dicitura: “Questa compilation non è autorizzata da Bob Dylan, ne’ dalla sua casa discografica o management”. Il nome dell’etichetta, Mischief (monelleria), svela il trucco. Qualcuno sveglio ha trascritto temi e titoli del programma, ha reperito i brani fuori diritti, licenziato una foto di Dylan, disegnato una confezione efficace e pubblicato il tutto (a pochi soldi: ogni cofanetto costa meno di 20 euro). E se li vendono su Amazon, evidentemente si può fare.

Mi piace? Non so. Da un lato sembrano proprio CD di Dylan, e questo è fuorviante. D’altra parte però c’è scritto chiaramente che si tratta del radio-show, e in effetti le canzoni sono quelle, la suddivisione in temi è rispettata, e ci sono perfino delle note di copertina sui vari gruppi. Insomma se per Dylan è un po’ un pacco, non lo è per i consumatori che si ritrovano con tanta ottima musica, assai ben scelta, spesso rara e a volte esilarante, come la strepitosa 15 Minutes intermission di Cab Calloway, tema il Tempo.

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