(testata: Radio Lilliput)
Per sua natura la rete è un posto dove tutto è pubblico; l’esempio perfetto sono i siti che forniscono materiale porno (il grande vero business della rete fin’ora, assieme al gioco d’azzardo). Questi siti devono tenere le loro preziose foto in un luogo “pubblico”, altrimenti i propri soci non potrebbero vederle. La password serve solo per accedere, dalla pagina iniziale, alle varie cartelle contenenti le foto. La struttura è identica a quella del vostro disco rigido (cartelle con dentro altre cartelle con dentro i documenti – appunto le foto), con la differenza che l’accesso ad alcune zone è protetto da una password. Ma se voi conoscete la directory esatta dove sono le foto, allora nel 90% dei casi (ovviamente questo meccanismo è diventato sofisticatissimo, data l’alta percentuale di pirateria nei siti porno e gli interessi in gioco) riuscirete ad entrare.
Un esempio: Il sito porno in questione si chiama, mettiamo, http://www.pornazzo.it. Cliccando su “sono maggiorenne” si viene portati alla pagina http://www.pornazzo.it/intro.html, dove c’è un benvenuto, un po’ di pubblicità e il link “soci”. Se lo si clicca, ecco che appare un cartello con la richiesta di login e password. Una volta fornite queste informazioni si viene trasportati alla pagina successiva. Se guardate la Url, vedrete che questa pagina non si chiama http://www.pornazzo.it/soci.html, come sarebbe logico (ma troppo facile) pensare, ma magari http://members.pornazzo.com/ziopippo/privato/agosto/uno.html. Anche se può sembrare troppo facile (in un mondo di transazioni sicure), questo è l’unico modo che hanno per proteggersi (oltre a cambiare spesso nome alle cartelle) perché così è la natura della rete, com’è stata fino ad oggi. Lo stesso vale per il codice html: se vedo un sito che mi piace posso scaricarlo sul mio disco, aprirlo con un editor e copiarne le parti che mi servono, o magari tenerne la struttura e riempirla coi miei contenuti.
La prova del nove è l’esistenza, nel vostro computer, della “memoria cache”: quando accedete ad una qualsiasi pagina web, questa viene scaricata in una zona del vostro disco detta appunto memoria cache. Qualsiasi cosa voi vediate in un browser, vuol dire che ce l’avete nella cache (inclusa questa pagina). A seconda delle vostre istruzioni (nelle preferenze del browser) questa memoria viene periodicamente svuotata (provare è semplice: mettete un bookmark a questa pagina. Quando vi scollegate, richiamate il bookmark e questa pagina ricomparirà – anche se in quel momento non siete collegati).
Questo vuol dire che, nella natura della tecnologia impiegata per far esistere la rete, è implicito il concetto di ricezione e stoccaggio, da parte vostra, di tutte le informazioni, immagini, etc. Altrimenti non potreste vederle (o sentirle) e sarebbe finito il concetto di www. Non ci sono valutazioni dietro questa piccola chiacchiera: la rete sta cambiando, è inevitabile ed auspicabile. Ma bisogna sempre sapere da dove si viene e come mai. E se Internet è diventata una risorsa così potente lo si deve proprio alla sua natura cocciutamente, implicitamente orizzontale.