Lardo sarai tu

C’è un luogo comune sull’Italia che mi fa incazzare orribilmente. Spero sempre che scompaia inghiottito dal progresso, ma invece progredisce lui, trovando nuovi modi per farmi perdere la calma. Non è un pregiudizio straniero; è interamente auto-attribuito (sono i peggiori) e riguarda la vera vocazione, e quindi il destino manifesto – nonché la soluzione di tutti i problemi – dell’Italia e di noi italiani. Lo sottoscrivono trasversalmente tutti: la destra tradizionalista, i grillini, il PD – tutti. Lo schema è semplice, e lo descrive bene Oscar Farinetti, padrone di Eataly (dove questa idea diventa parco a tema): “Ogni Paese deve regolarsi per il proprio futuro concentrandosi sulle proprie vocazioni; e l’agroalimentare è la vocazione italiana. Non la sola, però. Penso anche al turismo e a tutto ciò che è bello appunto, la moda, il design. E poi l’opera lirica, l’arte in generale.” Questo punto di vista è articolato quotidianamente nei media nostrani, in ogni salsa possibile: tesori nascosti, formaggi di nicchia, bancari quarantenni trasformati in panificatori, viaggi alla scoperta di ortaggi. La morale è sempre la stessa: siamo italiani, abbiamo la storia, il turismo e la buona cucina. E questo dovremmo fare: preservare il passato, la nostra merce più pregiata. Naturalmente, dato che costoro sono malvagi ma non fessi, integrano le nuove tecnologie in questo scenario: localizzatori di caciotte, app per avvinazzarsi creativamente, percorsi agro-archeologici per iPad. Mi pare evidente che questa mentalità sia destinata a distruggere quello che rimane del nostro paese, consegnandolo alla storia come i Sumeri o i Chazari, e che Oscar Farinetti sia un pericoloso nemico del paese. E mi riesce davvero difficile capire come mai nessuno si stia ribellando contro questa filosofia di morte.

Non si può pensare che il futuro di un popolo sia il suo passato, per quanto glorioso. Non solo è un’idea perdente (il passato è il contrario del futuro), ma suggerisce un’idea di destino ripugnante, un mondo diviso in caste che nascono con “una vocazione”, il cui destino è di conservare le tradizioni. Quindi se non hai la vocazione all’agroalimentare, alla moda o alla storia dell’arte sei un italiano inadatto, imperfetto. I nostri neonati, secondo Eataly, hanno il destino già scritto, una “vocazione” preimpostata che dovranno seguire per essere buoni italiani. L’ho già scritto e lo ripeto: questo è il passato che tenta di impedire al futuro di accadere (frase di Lawrence Lessig). Bisogna battersi contro questa filosofia, anche duramente se è necessario. Qui è in gioco il futuro dei nostri figli, e dei loro figli. Per i quali io spero in un futuro ricco di nuovo, di possibilità inimmaginabili, di mondi impensabili – e non di perpetrare il Rigoletto fino alla fine dei tempi. Vadano affanculo lui, la Caciottina alle Erbette della Langa e tutti questi vecchi ciccioni che si leccano i baffi, e fanno cassa, mentre condannano a morte il futuro.

Ma allora io voglio la fine dell’Olio di Oliva? Manco per niente – mi piace assai. Ma mi rifiuto di creare un’ideologia intorno alla sua produzione e consumo, e sorrido a chi mi racconta che sarebbe frutto di qualche “segreto” italico. Non c’è segreto, c’è una sapienza, come quella utile a progettare gli Smartphone. O vogliamo sostenere che la vocazione dei coreani è la tecnologia? Che nella Silicon Valley hanno un’atavica predisposizione alla creazione di cellulari di successo? Privilegiare, magari con politiche apposta, l’idea che qua si conserva e non si innova sarebbe un dramma: significherebbe condannarci tutti a fare la parte dei caciottari canterini in una Disneyland della dieta mediterranea chiamata Italia. Un incubo totale, dal quale bisogna difendersi con decisione. Alcuni potenti italiani sovrappeso pensano che possiamo soltanto produrre salami di pregio. Ecco: bisogna battersi affinché i nostri figli non debbano pagarne le conseguenze, e possano sognare un futuro senza catene – neanche di salsiccia.

One thought on “Lardo sarai tu

  1. ottimo anche il tempismo, proprio nella settimana in cui è morto michele ferrero e ci hanno sfrantumato i maroni a raccontarci di questo genio che ha infilato una ciliegia sciroppata in un cioccolatino che altrimenti arrivava qualcuno, magari un francese, e nel cioccolatino ci metteva il paté di foie gras, tu sai come sono i francesi, e insomma quelli investiti nella ricerca sono soldi buttati via che tanto qui pullula di iniziative rivoluzionarie…

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