Non so se ve ne ricordate ma qualche anno fa, proprio nel mezzo del processo di unificazione, andava molto lo slogan “Portiamo l’Italia in Europa”. A diversi anni di distanza duole constatare che questo transito non è ancora avvenuto. Ci sono molti sintomi di questa difficoltà, ed è di uno dei più spettacolari che vorrei parlarvi stavolta; di quel disturbo psichico che io chiamo la Sindrome del Vecchio Conio. Il testimonial di questa forma di disagio mentale è Paolo Bonolis che ha coniato l’espressione, inserendola nella compilation di strafalcioni che secondo lui e i suoi autori costituisce la lingua italiana. Ma Bonolis non è solo: tutti, dal Presidente del Consiglio al Ministro delle Finanze fino alle banche, ai giornali, alla tv continuano imperterriti a tradurre gli Euro in Lire: un Euro duemila Lire.
E’ una cosa ridicola, degna del paese di Pulcinella nel quale viviamo, che non accade in nessuno dei paesi dell’area Euro, che invece avrebbero molte ragioni più di noi per farlo. Infatti solo i tedeschi all’ingresso hanno avuto un riferimento più semplice del nostro; un Marco infatti valeva poco meno di 50 centesimi, due Marchi (1,955) un Euro; in compenso però il cambio avvenne in una notte, senza i tre mesi di transizione. Ma cosa avrebbero dovuto fare i francesi, il cui cambio con l’Euro era 6,559 franchi? E gli incolpevoli spagnoli, per i quali una banconota da 5 Euro equivale a 332,772 Pesetas? Vogliamo parlare dei finlandesi, i cui 10 Euro sono 59 Marchi del vecchio conio? E i poveri austriaci per i quali 49,95 Euro, un prezzo comune, si traduce in 687,312 Scellini?
Le ragioni per le quali parlare ancora oggi della Lira è davvero stupido sono diverse. La principale, che rivela uno scenario di autentica miseria intellettuale nella nostra classe dirigente, mi sembra ovvia. Essendo passati quasi quattro anni dall’introduzione della moneta comune, e quasi sette dal calcolo delle parità, è naturale che quel cambio oggi non significhi più niente. E’ aumentato tutto, e anche solo calcolando l’inflazione normale, 50 euro gia’ assomiglierebbero piu’ a 80 che a 100.000 lire. E ogni giorno che passa il cambio ha meno senso: la Lira infatti è ormai un’entità completamente virtuale, immobile nel tempo passato, cristallizzata al 31 dicembre del 2001, anzi del 1998, la data in cui sono stati fissati i vari cambi con l’Euro. Quindi quando Berlusconi annuncia una manovra fiscale da 12 miliardi di Euro, si dà la zappa sui piedi aggiungendo “24.000 miliardi delle vecchie lire”. Sono un po’ meno, un bel po’ considerando il dopo 11 settembre e la difficile situazione economica italiana. Le mie sigarette il 31 dicembre 2001 costavano 4.500 lire, mentre oggi costano 3,20. 6.400 Lire? Non diciamo fesserie.
Devo dire poi che il fatto che la Sagra del Vecchio Conio si celebri sui canali televisivi pubblici mi urta un bel pò. Non credo che la televisione abbia il compito di educare le masse, anche se non si può negare l’effetto di radio e tv nella diffusione della lingua italiana, pure a grave discapito dei dialetti. Ma se capisco che nei canali commerciali (dove si tifa nelle telecronache sportive, una cosa inaudita, segno di assoluta mancanza di qualsiasi stile e professionalità) si punti all’effetto con qualsiasi mezzo, credo che la Rai, dove per anni c’è stata una subcultura del linguaggio e della precisione, dovrebbe aiutarci a capire e metabolizzare questo cambiamento, se necessario, e non strillare che nel pacco ci sono 100.000 Euro, cioè 200 milioni: ci sarebbero se il vincitore potesse andarseli a spendere nel ’98, una cosa che nemmeno i potenti mezzi della Rai possono realizzare.