Uno degli innegabili vantaggi della tecnologia è che spesso, una volta capito il libretto delle istruzioni, ci rende la vita più comoda; dall’automobile al computer al telefono siamo circondati di tecnologia, e quando questi oggetti sono ben progettati, funzionali e funzionanti (e le istruzioni sono chiare) la vita è certamente più facile, più comoda e per certi versi più gradevole.
Dall’invenzione del microchip , molti di questi oggetti hanno qualcosa in comune: una lavatrice moderna, per esempio, ha un display, una tastierina e un chip che ne governa la logica. La parte che ci riguarda fisicamente, e cioè tastiera e display (o monitor) si chiama interfaccia, e può essere più o meno ben progettata; il concetto però resta sempre lo stesso, nelle lavatrici, nei telecomandi, nei telefoni, nei computer, in tutti gli oggetti che utilizzano tecnologia digitale: si immettono dei comandi (con la tastiera), che la macchina esegue. Si compone il numero su un cellulare, si preme “invio” e il telefono chiama Gianni; si clicca su “controlla la posta” e il computer va a vedere se ce n’è.
All’inizio ognuno di questi oggetti aveva una sola funzione, un po’ come le tastiere anni ‘70, ognuna delle quali faceva un solo suono (magari bellissimo); il telefono telefonava, la calcolatrice calcolava, il computer computava, e basta. Poi, piano piano, le aziende produttrici si sono rese conto che un cellulare poteva contenere un’agenda, dei giochi, una rubrica, etc.; che una calcolatrice poteva convertire Euri, dire l’ora e fare da sveglia. S’è capito che il computer (la madre di tutti questi oggetti) poteva essere macchina da scrivere, playstation, lettore cd, strumento musicale, televisione e molte altre cose.
Questa consapevolezza ha portato alla creazione di oggetti tecnologici multifunzione assolutamente straordinari; ho ancora in uso un registratore Dat portatile della Casio (circa 1988) che ha molte più funzioni di tutti quelli venuti dopo, portatili o meno: tra l’altro converte diversi sistemi di codifica digitale e legge tutti i formati (che sono ben 3) senza battere ciglio; il modello successivo aveva la metà delle funzioni. Conosco molte persone che hanno avuto esperienze simili con oggetti diversi.
La logica è semplice: con il digitale ognuno degli aggeggi che ci comperiamo potrebbe svolgere quasi tutte le funzioni degli altri. Gli esempi sono infiniti: lo stesso telecomando potrebbe pilotare la tv, il videoregistratore, le serrande, il riscaldamento, il citofono, la segreteria e un mucchio di altre cose. Il cellulare? Potrebbe fare di tutto: cambiare i canali alla tv, pilotare il cancello elettrico, fare dal telepass, da gps, da carta di credito, aprire l’auto – e sono solo degli esempi. La macchina fotografica digitale straparacula che costa 1990 euri ha un sacco di funzioni, ma non tutte quelle che potrebbe avere: contiene un mp3 player? Ci posso controllare la posta e salvare gli appuntamenti? Mi dice le strade? E’ anche scanner? Fa pure da webcam? E da sveglia?
Come mai la risposta è quasi sempre no? Perché se li includessero nei cellulari nessuno comprerebbe più mp3 player, telecomandi (io ne ho 4/5, che è come avere una linea telefonica per chiamare la mamma, una per lo zio, etc.) o webcam. Perché così possono mungerci ben bene, facendoci comprare oggetti assai simili (l’altra sera, soprappensiero, ho cercato di cambiare canale col cordless), con tecnologie identiche o quasi, ognuna che fa una cosa e basta. E quando si prova a rompere questa regola sono guai; è il caso dell’Ipod, un prodotto della Apple che potrebbe già essere assai multifunzionale e che invece si evolve pian pianino proprio per non rompere le scatole a nessuno.
Col risultato che noi continuiamo ad accumulare doppioni inutili e costosi (che poi finiranno in discarica), beandoci delle nuove meravigliose funzioni e dimenticando che l’importante (con quello che costano) non è quello che questi oggetti fanno ma quello che, a nostro danno, non possono fare.