Uno degli aspetti attraenti della storia delle tecnologie è che a volte ci sorprendono evolvendosi in maniere inaspettate assumendo nuove funzionalità che ne trasformano radicalmente le modalità d’uso, com’è successo al vecchio Telefono. Anche la Televisione da diversi anni è in un vortice di stravolgimenti su molti fronti; l’aspetto interessante del suo tragitto è che modificando il modo in cui la usiamo ha scombinato anche alcune delle teorie intorno al suo uso, fino a mandarne in crisi il ruolo stesso di Mass Medium.
Tradizionalmente Televisione e Radio sono flussi (oggi ininterrotti) di programmi, all’inizio rigorosamente in diretta, dentro un palinsesto che si ripete. All’inizio la Televisione (almeno in Europa) era al singolare: un canale, di stato. Alcuni programmi molto popolari diventavano spesso un “luogo comune”, argomento di conversazione perfino tra estranei. Nasce l’idea di Villaggio Globale, paesone immaginario la cui piazza è la Tv, che annulla la geografia connettendo linguisticamente e culturalmente Bolzano con Calatafimi: programmi come Il Musichiere o Rischiatutto diventano eventi nazionali. La situazione in Italia si complica tra gli anni ’70 e ’80 con l’esplosione dell’emittenza privata che moltiplica l’offerta e vive di pubblicità. Questo è un aspetto importante già presente in altri paesi. Il modello economico di questi canali non prevede un pagamento da parte dell’utente finale: si paga guardando la réclame (oggi spesso occulta). In questo contesto il Villaggio Globale inizia a dividersi in quartieri e frazioni, c’è chi guarda Maria De Filippi, chi Piero Angela, chi schifa entrambi e vede solo i Tg.
Negli stessi anni una nuova tecnologia fa evolvere la Televisione. Il Videoregistratore introduce due ingredienti per molti oggi necessari: la personalizzazione e il concetto di on demand. Dentro la Tv vedo quello che mi pare (inclusi i porno) quando mi pare – perfino Quark, che posso registrare e guardare domani. Sono anche questi gli ingredienti alla base della successiva capriola della Televisione, accaduta dapprima negli USA nei ’90. La Tv via cavo (oggi presente anche in molti paesi europei ma non in Italia che, per motivi discutibili, ha preferito il Digitale Terrestre) è un passaggio fondamentale innanzitutto perché molti dei nuovi canali sono tematici e a pagamento. Quando nel 1999 uno di questi, HBO, offre ai suoi abbonati la serie The Sopranos, non solo moltiplica gli abbonamenti ma diventa temporaneamente un villaggio: dei Sopranos ne parlano tutti. E poi un altro aspetto centrale: essendo accessibili previa abbonamento i programmi non devono rispettare i codici della Tv generalista. Si possono dire parolacce (proibitissimo negli USA), mostrare nudità e soprattutto introdurre situazioni e ruoli più estremi e ambigui. Una serie come Breaking Bad dove tutti i personaggi sono insieme adorabili e spregevoli non sarebbe stata possibile senza i Sopranos, simpaticissimi benché poi strangolino la gente. Anche l’informazione viene travolta dall’arrivo del cavo: nascono i canali All News (o All Sport) e il ciclo di 24 ore delle notizie; parallelamente emerge il fenomeno della radicalizzazione dell’informazione (vedi Fox News negli USA) oggi diffusissimo online. Il cavo infine introduce un’ultima importante novità: i programmi diventano disponibili anche on demand. Nel frattempo l’elettrodomestico si è evoluto dal tubo al Led, da 30 a 30.000 pollici, e oggi dalla Tv ci aspettiamo anche intrattenimento visuale. In questo scenario arriva Netflix, che dapprima (1997-2007) aveva un funzionamento bizantino: sceglievi un film sul sito e te lo spedivano per posta a casa. Dal 2007 Netflix progressivamente si sposta in rete e dal 2013 inizia a produrre contenuti propri. Il presente lo conosciamo: mille servizi di streaming, un’offerta on demand infinita, gratis (con spot sempre più frequenti) o a pagamento, di qualità variabile ma spesso alta.
E la Televisione-flusso, quella di Conti, Mara e Marshall (McLuhan)? Galleggia ma non mi pare che prosperi, specie tra i giovani. Se la gioca coi molti altri canali che offrono una programmazione ricursiva dove non esiste diretta, una puntata di Com’è Fatto del 2007 funziona sempre, e oggi sono pure in grado di produrre personaggi paragonabili ai Malgiogli nazionali. E poi ovviamente compete con tutta l’offerta online, televisiva o meno. Ogni tanto la Tv fa un sussulto (come quando arrivarono i Reality) ma mi pare in coma vigile. Ecco perché Sanremo è un format tanto ambito: si tratta di uno degli ultimi esempi di Villaggio Globale, di evento mediatico che esce dalla scatola. Molte delle funzioni della Tv tradizionale sono svolte da Internet, dall’informazione al riempimento del vuoto interiore (qualcuno in passato disse che la Televisione era una droga, come si dice dei social) fino al live steaming. E l’elettrodomestico oggi è diventato un hub dove, a parità di offerta, l’antenna è sempre più marginale e generazionale: roba da vecchi.