Da qualche tempo si parla molto di Internet 2.0. Questa definizione si riferisce a tutti quei servizi che consentono agli utenti di pubblicare il proprio materiale: immagini (in siti come Flickr), video (su Youtube, Google video, ecc), testi e blog (su Splinder, Blogspot e altri) e naturalmente anche musica, su Myspace e altri siti analoghi. I detrattori del web 2.0 sostengono che era inevitabile, che sia proprio la natura della rete a spingere verso soluzioni di questo tipo. I suoi sostenitori invece (tra cui, con riserva, il sottoscritto) pensano che Internet, una volta diffusa capillarmente (com’è avvenuto negli ultimi anni) ha corso il rischio di diventare interamente privata, commerciale e soprattutto mono-direzionale, un po’ come sono i media tradizionali: i giornali li scrivono in pochi e li leggono in tanti, come la radio, la tv e la musica registrata. Insomma, avrebbe potuto anche affermarsi un modello di contenuti televisivo, verticistico, dall’alto verso il basso.
I primi segnali di cambiamento si sono notati su Bittorrent, una popolarissima rete peer to peer. A un certo punto si è visto che, oltre a film, software, porno e musica, la gente iniziava a scambiarsi anche altre cose: le proprie fotografie (sempre migliori per via dell’aumento di qualità delle macchine fotografiche), la propria musica ma soprattutto schegge di video divertenti, bizzarre e atipiche: karaoke assurdi (come quelli dei due ragazzi cinesi diventati star planetarie), scenette (famosissima la nonna spagnola che calcia via il nipotino), candid camera girati amatorialmente, ma dal contenuto talmente diverso da diventare “virali”. Quindi alcuni spettatori, potendo scegliere se passare la serata guardando Carlo Conti o due cinesi ululanti a bassa definizione, scelgono questi ultimi. Una splendida notizia, mi pare, che aggiunta alla enorme diffusione dei blog e del porno amatoriale, suggerisce un futuro molto più interessante della moltiplicazione delle televisioni proposta dalla legge Gasparri.
E la musica? Essendo dotata di una propria viralità assai più antica della rete, che passa per la radio, la tv e oggi anche il web, la musica resta legata a modalità più tradizionali: le star, i fan, ecc. Però anche nella musica qualcosa si muove. Un piccolo ma prezioso sintomo si trova su Myspace, una community di musicisti e non solo, nella quale si trovano grandi star e principianti, ognuno col suo spazio e la sua musica. Gli utenti non musicali, volendo possono arricchire il proprio spazio con musica presente su Myspace. Facendo un rapido giro si nota che, sebbene molti usino Madonna o gli U2 (ambedue presenti sul sito), sono sempre di più quelli che scelgono di sonorizzare la propria pagina con musica indipendente, magari di qualità tecnica inferiore ma ricca di una freschezza che Madonna non ha più da vent’anni. E un segnale importante per il futuro: se è vero che nel porno il genere amatoriale sfiora il 25% del totale, che su Google video i due cinesi impazziti fanno più traffico del trailer di King Kong, per la musica il futuro non può che essere roseo. Certo che poi Michael Bublè sarà pubblicizzato e quindi più visibile; ma se passerà l’idea (peraltro vera e verificabile) che quello che viene dall’alto è noioso e prevedibile (come il morto vivente Bublè) benché di buona qualità, e quello che invece arriva dal basso è diverso, fresco e eccitante (malgrado la minore definizione), saremo già un gran bel pezzo avanti.