Da bambini era semplice: si collezionavano tappi a corona, spille, e i più seri francobolli e monete. Esistevano dei negozi per collezionisti (filatelici o numismatici) ma erano animali rari, gente esotica. Tra i primi sintomi rivelatori della diffusione del morbo, almeno in Italia, c’è stato il fenomeno degli Ovetti Kinder, le cui sorprese sono diventate immediatamente oggetto di collezione, e quindi di capillare ricerca, perfino attraverso annunci sui giornali.
Poi è arrivata Internet e il collezionismo (una sindrome compulsiva complessa e totalizzante) è entrato nel terzo millennio. Dove francobolli e monete sono una nicchia, e invece esplode tutto il resto. Perché praticamente tutto è collectible e, aspirando a una qualche completezza, diventa necessario darsi un limite: fumetti di batman in edizione italiana, stampati prima del ’95. Eliminando una delle variabili infatti, la mole della collezione aumenterebbe fino all’impossibile: nessuno ha tutto quello che esiste su Batman.
Ma se dei collezionisti di fumetti si sapeva, un giro nella zona collectibles di Ebay (sito costruito per creare dipendenza, e che meriterebbe un Funky Kingston a se) apre mille mondi: articoli da cucito vintage, asce e scuri, ventilatori, il labirinto della Breweriana (articoli da birra, che includono bicchieri, sottobicchieri, grembiuli, portacenere, vassoi, rubinetti e mille altri articoli), la galassia della Tobacciana (tabacco), l’universo cupo e splendente della Militaria.
Alcune collezioni, oltre che costare una fortuna, occupano molto spazio, e a volte richiedono allestimenti particolari: vetrine, teche e addirittura complessi set-up, come nel caso di treni elettrici o soldatini. Quando è in casa, il collezionista è come se non ci fosse, completamente assorbito dalle sue cose. L’impatto di un collezionista compulsivo avanzato su una famiglia media può essere notevole, e dello stesso genere del gioco o dell’alcolismo. Mica male per dei pupazzetti.