Oggi Clemente, domani Benito

Ce ne siamo accorti un po’ tutti: esiste una distanza, tra il paese reale e le sue leggi, le sue regole e i suoi politici. Maggiore è la tutela della casta, più sarà ampio questo divario; minore è l’effettiva presenza di un politico nella vita quotidiana di un paese, maggiore sarà la sua sordità nei confronti delle istanze dei cittadini. Sfortunatamente nel nostro paese questo divario è immenso; la nostra classe politica ci assomiglia solo nei nostri difetti, è talmente distante da noi che è assolutamente impossibile che possa capire, o addirittura interpretare, le nostre istanze. Le varie leggi elettorali poi ci hanno tolto perfino la possibilità di sceglierli – col risultato che questo scollamento appare definitivo e incolmabile.

Mi avevano detto che Prodi viaggia in treno; è vero, lo confermo, piglia l’Eurostar e non si chiude nemmeno nel salottino: occupa un posto in prima – uno lui e sei la sua scorta, almeno quella visibile. Bello, mi piace: bravo Romano. Peccato però che nessun ministro faccia altrettanto, nemmeno quello che si dovrebbe occupare dello stato patetico in cui versano le ferrovie italiane. Macché, lui viaggia in auto blu, come la totalità degli assessori al traffico d’Italia. Questa è certamente una ragione di degrado: che gli frega all’assessore se l’autobus non passa (o se, come a Milano, l’autista minaccia fisicamente gli anziani che protestano per i ritardi)? Lui prende la macchina, come fanno i più furbi. I mezzi pubblici sono un problema teorico, un’astrazione (e, viene il sospetto, una cosa da poveracci) quasi una scocciatura. E, dato che sui mezzi viaggia il segmento meno abbiente della popolazione, nessuno protesta più; ormai si da per scontato che i mezzi non vanno, e la situazione non può che peggiorare. Sinistra o destra non fa differenza.

Nel decretone Bersani era prevista l’introduzione della class action, cioè la possibilità di denunciare collettivamente un’azienda colpevole di qualche illecito nei confronti di molte persone. E’ un meccanismo alla base di molte delle cause intentate e vinte contro le grandi industrie americane – per esempio quelle del tabacco, colpevoli di aver omesso e disinformato sui veri danni della nicotina (e su cosa mettessero in realtà dentro le sigarette). E’ di oggi la notizia che questo provvedimento è stato accantonato, per le forti perplessità dell’Udeur. Certo che a Mastella la class action non gli serve, e dato che probabilmente infastidisce qualche suo amico potente, lui si oppone. Se Mastella fosse un cittadino qualsiasi, probabilmente capirebbe che c’è grandissimo bisogno di meccanismi che tutelino i consumatori, che le grandi aziende (interessate esclusivamente al profitto) vanno spronate alla correttezza – e che quindi la class action è sacrosanta. Ma Mastella vive in un mondo tutto suo; ricordo sempre quando lo fermarono per un controllo a Berlino, davanti a delle telecamere: cacciò il tesserino gridando: “I am parlamentary europey!” (spezzone nel frattempo riproposto da Striscia). A uno così sai che gli frega della class action?

Non so se avete notato, ma non si parla più di depenalizzazione, o liberalizzazione, delle droghe leggere. L’argomento è semplicemente scomparso, come se non fosse mai esistito. Se la nostra classe politica abitasse il mondo, forse ne saprebbero di più sulle droghe leggere – utilizzate ormai da una percentuale enorme di persone di ogni età e condizione sociale. Saprebbe valutare i danni e l’impatto sociale di questi consumi, per esperienza diretta. Viceversa non ne sa niente, e non ne vuole sapere niente; nonè mica qualcosa che coinvolge milioni di persone in Italia. Macché: è anche questa un’astrazione, una questione elettorale, religiosa. Tanto poi loro fanno come gli pare, e nessuno gli dice niente.

Non amo Beppe Grillo e la sua antipolitica: uno paonazzo che grida e tanti che lo applaudono è una scena che mi fa paura. Però ha scelto, per i suoi show, un tema innegabilmente reale. I politici però non sembrano aver capito l’antifona, che a me pare evidente: il prossimo Grillo di nome farà Benito e, a differenza del suo collega sovrappeso, non farà così ridere.