Preferisco vivere

Come sapete se leggete qualche volta questa pagina, il mio punto di vista è spesso radicale; non si tratta di un abito, di un atteggiamento artificiale: io sono così, nel bene e nel male. E’ il mio stile di vita, il mio modo di pensare e mi piace. Essendo però un umano pensante se voglio posso utilizzare un diverso angolo di osservazione, insomma mettermi nei panni di qualcun altro (un’operazione assai anti-igienica ma talvolta utile) per cercare di capirne i meccanismi mentali, le emozioni, il modo di essere.
E’ quello che ho tentato stavolta. Ecco a voi il punto di vista immaginario di una persona immaginaria, scritto da lui in prima persona:

“Mi chiamo Giovanni, sono padre di una adolescente, e penso che io e mia moglie Lorenza siamo dei buoni genitori. Con nostra figlia c’è sempre stato molto dialogo, e anche se avendo 16 anni è molto gelosa della sua indipendenza, la comunicazione familiare non è mai venuta a mancare. Le concediamo molta libertà (ben più di quella che abbiamo avuto noi ) e perfino quando ha voluto il piercing sulla lingua abbiamo acconsentito, seppure a malincuore: in fondo la lingua è la sua.

L’anno scorso l’hanno beccata che fumava spinelli a scuola: ci hanno convocati e minacciati di cacciarla via (o peggio di denunciarla) semmai l’avessero scoperta di nuovo. Ne abbiamo parlato a lungo con mia moglie: sia io che lei da giovani abbiamo provato l’erba. Per noi si è trattato di un’esperienza senza strascichi (a nostra figlia non l’abbiamo detto, per ovvie ragioni), ma abbiamo comunque deciso di adottare un atteggiamento di rigore: il mondo oggi è assai diverso rispetto a quando eravamo ragazzi noi, più infido e rischioso.

Lei ha ovviamente cercato di tranquillizzarci: mi è capitato qualche volta, ne fumo pochissima, non da assuefazione, è come l’alcool (a me capita di farmi un whisky la sera), etc. Ma noi siamo stati rigidi: no, non si può. Fa comunque male almeno come le sigarette e può portare ad usare altre droghe, queste sì nocive: quindi è proibito. Lei ci ha sorriso, e ha detto di non preoccuparci.

Poi qualche giorno fa ci ha chiesto se per il suo compleanno poteva andare in discoteca con gli amici. Io le ho subito detto di no e si è arrabbiata moltissimo. Ne ho discusso con mia moglie e poi abbiamo deciso di lasciarla andare: in fondo ha sempre amato la musica. Prima però le ho fatto una lunghissima raccomandazione sulle pasticche: che sono nocive, che non si sa quello che ci mettono, che potrebbero essere velenose… Mi sono così infervorato che alla fine le ho detto: “Semmai fumati uno spinello, ma niente pasticche!” Lei mi ha sorriso, e ha detto di non preoccuparmi.

Adesso è là. Io e mia moglie siamo in casa, terrorizzati. Sappiamo benissimo che è possibile che Martina si impasticchi: le statistiche parlano chiaro, e lei è sempre stata molto curiosa di tutto. Ma mentre prego Dio di farle incontrare delle pasticche innocue (o almeno non troppo nocive) mi rendo conto, per la prima volta, che forse stiamo soffrendo (e mia figlia sta rischiando la vita) per via di una concezione troppo rigida. Perché se in tanti anni di guerra alla droga non si è riusciti a debellarla, forse non ci riusciremo mai completamente. Ma se stasera mia figlia potesse andare in un negozio dove vendono delle pasticche certificate, potrebbe scegliere quanto e come sballare senza farsi male (o comunque limitando i danni) e magari farsi consigliare da qualcuno esperto, invece di rischiare la pelle prendendo una sostanza comperata nel cesso di un locale, e prodotta chissà come.

Ce ne stiamo qui seduti Lorenza ed io, impotenti, e io penso: certo che non bisogna drogarsi, che fa male e che va proibito; che bisogna punire il consumo e colpire il narcotraffico, che o ti fai o ci sei. E’ anche vero che un mondo senza droga sarebbe sicuramente un mondo migliore. Ma nel frattempo forse la mia Martina…”

PS: Mi arriva un messaggio di Materiali Sonori in replica all’accusa di teppisti dell’email. Prendo atto della loro buona fede e specchiata onestà. Siamo di fronte ad un eccesso di zelo promozionale – malattia assai diffusa nell’epoca di internet gratis.