Pronto? Dipende

Ma quant’è bello l’Elenco Telefonico; già la forma strana e la carta croccante ti dicono che è speciale. Intanto perché è un libro non lineare, cioè che non si legge dall’inizio alla fine, come la Bibbia, l’Enciclopedia e le Istruzioni del Computer: volumi altamente interattivi, praticamente infiniti (pochi li hanno letti per intero) e in certi casi proprio utili. E poi perché contiene parole bellissime, i nostri cognomi antichi e risonanti, eco di un passato qualche volta davvero mitico (anni fa’ nel mio palazzo abitava la famiglia Basta, come dichiarava la bella targhetta sulla sua porta) e di un presente in costante evoluzione etno-linguistica (trovo sull’Elenco di Milano il sig. Ashraf Shawki Basta). Ricordo di aver atteso con ansia l’arrivo del primo librone su cui c’ero anch’io, e sul quale sono sempre caparbiamente rimasto per vent’anni. Il mio bilancio di questa esperienza di elencato è globalmente positivo: mi ha procurato qualche scocciatura ma anche alcune gioie, come quando una persona con cui avevo perso i contatti ha chiamato tutti i Sergi Messina dell’Elenco e m’ha ritrovato

Ma purtroppo ormai l’Elenco Telefonico a fin di bene non lo usa più nessuno. Ne abusa invece un nuovo tipo di rompicoglioni che molesta la gente con le proposte più varie, dalle semplici promozioni ai sondaggi, fino all’estorsione con destrezza di dati personali. Io so che chi mi telefona lavora sottopagato per aziende canaglia che lo obbligano a pratiche ignobili, che è un povero precario senza colpe, che il mercato del lavoro è quello che è e sono solidale con la sua categoria. Però siccome le telefonate non richieste sono sgradevoli e scorrette (anche secondo il garante) io mi riservo il diritto, se ho da fare, di riattaccare subito. Se invece ho tempo e voglia mi riservo quello di dargli risposte comiche, fuorvianti, false, allarmistiche e perfino sediziose. Niente di personale: tramite lui parlo con chi lo paga.

“Pronto? Stiamo effettuando una ricerca di mercato: quanti siete in casa?” E io, secco: “Diciannove, coi nonni ventitre. Più i cani”; lui è perplesso ma insiste: “Chi di voi fa la spesa?” Non hai capito che scherzo? Te lo spiego meglio: “Lo Zoppo e la Strabica, vanno in Polonia e fanno un business di Crauti: sa, a noi ci piacciono di brutto e lì costano un decimo”.  Lui capisce, ringrazia e riattacca. “Salve,” mi dice invece soave un’addetta qualche sera fa, “sono Mara, vorrei parlare con la signora Messina”. “Sono io, Mara” le dico, “non faccia caso alla voce, ho una bruttissima laringite”. Ho la voce baritonale quindi Mara non la beve, ma non può mica dirmi che mento. Confusa mi chiede come curo il mio corpo, e io improvviso: bagni nel mosto, massaggi con la rucola che idratando rassoda, impacchi ai Fiori di Canapa contro lo stress… Sempre col mio vocione da Barry White. Mara è allibita; dovrebbe elencare le virtù di qualche prodotto ma la telefonata non ha più alcun senso: saluta e mi molla.

E non distinguo tra promotori e sondaggisti. Anzi questi ultimi li stuzzico con metodo, dato che dovrebbero sapere che il loro padrone rivenderà al peggior offerente possibile quelle informazioni. Quindi se si gioca un po’ va benissimo: “La chiamo per un sondaggio sul tema della sicurezza stradale”, mi fa’ uno. “Le rispondo con piacere,” gli dico. Poi in preda ad un attacco di sincerità aggiungo: “Ma sappia fin da ora che forse mentirò.” E’ molto colpito: “In che senso? Che darà risposte sbagliate?” E io, infame: “Probabile: perché non dovrei?” Questo lo oltraggia: “Ma lei capisce, se facessero tutti così non si potrebbero più fare sondaggi!”  Ha proprio ragione. Ecco perché ve lo chiedo per piacere, se vi telefonano prendetela come una missione: mentite e fuorviateli (è vostro diritto: hanno chiamato loro), scherzate se vi va (tanto quel tempo glielo pagano lo stesso) oppure ditegli solo di no (sempre educatamente), che così magari questa storia finisce. E i lavoratori? Beh, ma il mondo è pieno di lavori di merda, no?