Reti wireless: il futuro è proibito

E’ sempre la stessa storia: come Napster, il cui modello di distribuzione conta innumerevoli tentativi legali di imitazione, anche il Warwalking, l’accesso stradale alle reti wireless, in teoria è illecito ma in pratica è il modello perfetto: la rete disponibile ovunque, veloce, subito e (per ora) gratis.

Chi ce l’ha non torna più indietro; viene in molti flavour diversi, dalle potenti configurazioni aziendali alle microreti domestiche, e porta con sé la stessa sensazione dei primi cellulari: libertà. La Wireless Network è ormai tra noi, ricca di novità e – come spesso succede con la tecnologia – di questioni aperte. Il concetto è semplice: invece di collegarmi in rete con un cavo, metto una trasmittente/ricevente centrale e doto ogni PC (di casa, dell’ufficio, etc.) di una scheda che lo collega via radio alla rete, sia aziendale che Internet. Fin qui il libretto delle istruzioni. Ma s’è subito posto un problema: un segnale radio è difficilmente limitabile, quindi chiunque si trovi nel suo campo, magari per strada o a casa propria, può accedere a quella rete. Naturalmente ci sono programmi (detti Wep) che chiedono una password a chiunque voglia entrare, fattostà che curiosamente pochi li usano. Pare che certe aziende immaginino un attacco informatico come quando vengono i ladri, col disordine e i cassetti rovesciati. Poi, quando scoprono che qualcuno ha piazzato dei file pedoporno invisibili sui loro PC e che ci sono stati per un anno senza che se ne accorgessero, allora capiscono. E’ come coi falsi: i più riusciti non si vedono, o meglio sono sotto gli occhi di tutti, nei musei e nelle grandi collezioni.

Succede quindi che in giro per la città ci siano un mucchio di connessioni potenti e facilmente accessibili; qualcuna consentirebbe anche l’accesso alle reti aziendali (che a noi non interessano), ma molte consentono l’accesso ad Internet con un sistema detto DHCP. Ideato per facilitare l’accesso, il DHCP cerca automaticamente la rete, si fa assegnare un codice e va online. Quindi basta accendere il PC portatile, dirgli “cerca reti disponibili” e vedere cosa si trova. Il sito portel.it ha fatto un test a Milano individuando 18 reti di cui 12 accessibili, ma a me ne risultano molte di più; si dice che a San Babila nei giorni feriali sia quasi problematico connettersi per via dei troppi segnali: il PC non sa più quale scegliere.

Interessante la questione legale. La legge punisce l’intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche, che non è il caso se si scrocca internet e basta, e l’installazione di apparecchiature utili a questi scopi, che neppure ci riguarda. Semmai si potrebbe rientrare nel terzo comma: accesso abusivo a un sistema informatico. Io non faccio l’avvocato, ma a naso l’accesso abusivo dovrebbe comportare almeno un filino di destrezza o comunque il superamento di un pur simbolico sbarramento o protezione. Se invece una rete è configurata con l’equivalente digitale di un portone aperto da cui escono rumori di gente che si diverte e profumo di leccornie, su cui c’è scritto “Prego, si accomodi, è gratis” e d’incanto si viene trasportati in un magico mondo di velocità e libertà (restando fisicamente in uno spazio pubblico), anche così è accesso abusivo?

Nel 2004 il Warwalking e l’equivalente motorizzato Wardriving (facilitati anche da programmi come Netstumbler) costituiscono un buon metodo per navigare su Internet all’aperto e sperimentare così, purtroppo ancora illecitamente (proprio come fu con Napster) un modello di network discretamente onnipresente dal quale non si tornerà più indietro, e che alla lunga porterà alle vere prossime svolte: il distacco prima dalla scrivania, e poi dallo scomodo e macchinoso PC.