Questo articolo è la seconda parte di due. Il primo, su Milano, ora si trova qui. Si prega di leggerli entrambi prima di commentare. Grazie.
Malgrado gli sfregi, che ci sono, questa resta una città immensa, la meglio conservata delle grandi metropoli stratiformi come Napoli, Babilonia, Matera, o Istanbul, e la più emozionante di tutte (nel 2006). Non ce n’è: se ti piacciono le città antiche devi andare a Roma. E’ di una bellezza estrema, quasi finta, anche per via dell’abbondanza di meraviglie: giri l’angolo e ti va via il fiato, e succede quasi a ogni angolo. Non sono solo i monumenti: puoi girare settimane vedendo cose incantevoli senza Colossei o San Pietri. La luce qui è così speciale che da sola vale un viaggio. Anche perché, ad esempio, la vista che c’è da ponte Sant’Angelo cambia ogni ora proprio per via della luce; e così il Ghetto, Borgo o via Giulia. Roma è anche verdissima: le ex ville di famiglie nobili, come i Borghese o i Pamphili, sono fantasmagoriche e apparentemente senza fine. La gente è assai socievole e ha sempre tempo per fare due chiacchiere; il clima è dolce. Insomma, è una città indimenticabile per qualsiasi visitatore, che spesso ne conserva ricordi potentissimi. Anzi, molti sognano di trasferircisi.
Si vede che non ci hanno mai dovuto chiedere una carta d’identità o farci una fila. Infatti Roma è tanto bella quanto sciatta, e della peggiore specie: quella supponente. La rapidità è sospetta: “Ao, ma che c’hai fretta?” Essere efficienti è una condizione deprecabile, da servi. Specialmente nelle relazioni obbligate, come ad esempio quella coi camerieri. Ovunque nel mondo civile costui è un professionista che dietro compenso offre un servizio: ti porta da mangiare. A Roma invece al cameriere (all’impiegato delle poste, al tassista, ecc.) gli pare poco dignitoso dover “servire” qualcuno, e pareggia questa ingiustizia nell’unico modo che ha, cioè imponendoti il suo tempo: “Ao, ma che c’hai fretta?”
Qui la diversità viene vista come presunzione e colpita senza remore: parlando con uno dei primissimi punk romani mi disse di come, nel suo quartiere, lo prendessero in giro a morte per via della cresta e il resto. E’ successo anche a me, lo confermo: un massacro. Roma è così; cerca in tutti i modi di ficcarti in una casella: “Che lavoro fai? Il musicista? Bello, si ma come campi? Cioè, che lavoro fai?” Una forma di mobbing sociale che, specie durante l’adolescenza, può fare disastri. La parola d’ordine è: volare basso, tu e tutti gli altri. In certi casi è anche sano: scoraggia l’eccesso di vanità e crea un ambiente sociale attivo e pervasivo. Che però impedisce qualsiasi devianza troppo evidente, e alla lunga spiana ogni diversità e ambizione (specie volendo volare più alto). Va detto che chi ci è andato a vivere da adulto, spesso venendo da un’altra cultura, si trova bene. Io, che ci sono nato e ne sono fuggito appena possibile, forse non sono obiettivo.
D’altronde Roma sconta grandi pene senza averne colpa. La convivenza col Vaticano crea immensi problemi di traffico e di ordine pubblico (immaginate mandrie di pellegrini bifolchi incapaci di attraversare la strada), ma soprattutto l’essere capitale d’Italia è un pacco senza fine: milioni di statali, parastatali, ministeriali, parlamentari e portaborse di ogni provincia, ambasciate, enti di ogni tipo e utilità – dalla Siae ai reduci della Libia – tutti con sedi, palazzi, quartieri, migliaia di macchine blu, scorte di ogni varietà e composizione, segretari di sottosegretari ognuno con la sua spocchia, la sua targa e, a volte, la sua sirena. E centinaia di migliaia di persone, pure giunte da ovunque, che campano grazie a questi: avvocati, baristi, mignotte, pusher, camerieri, ecc. Forse senza questo caos primordiale (quando ci abitavo ho proposto, ovviamente invano, che la capitale fosse spostata) Roma sarebbe una città finalmente vivibile, simpatica, strafottente e egoista come d’altronde molte altre, libera di essere come i romani la sognano: un meraviglioso paesone senza tempo cor vino genuino, i giovinotti e le rigazze, la matriciana, er ponentino e, sullo sfondo, er barcarolo – il solo autorizzato a andare controcorrente.
PS: Sono dieci anni esatti che ho questa pagina (aprile ’96). Grazie a tutti.
Evidentemente non sei mai stato in Jamaica; l’“Ao, ma che c’hai fretta?” nun se leva (soprattutto nelle _non_ capitali) 🙂 Secondo me lo spostamento non ha senso.. – anzi: farebbe perdere il senso a molte cose.
Dice SM: Mai stato in Jamaica, e non conto di trasferirmici; viceversa in vacanza vale tutto (e sconsiglio a tutti vacanze a Milano da turisti). Sullo spostamento della capitale, fate come volete (voi romani). Però non sapete che vi perdete a vivere senza auto blu.
Vista da fuori Roma assurge a città perfetta: verde, storia, arte, carattere aperto della popolazione, altissima qualità della vita – prova a uscire per farti una passeggiata da solo a Milano per capire cosa intendo. Vivo a Milano, appunto, ma spero di poter vivere a Roma un giorno.
Dice SM: Vista da fuori è certamente così, e se ami passeggiare (da solo o in compagnia) Roma è perfetta. Personalmente ho altre priorità rispetto al passeggio, che pure mi piace. Ti auguro di viverci, un giorno, e di passeggiarci con gioia – tra un disguido e l’inevitabile, ingiustificato ritardo.
Napoli è il microcosmo di tutte le bellezze italiche: artistiche, paesaggistiche,storiche, archeologiche, insulari, costiere, culinarie,linguistiche, ecc.
Ergo: è la vera capitale morale D’Italia!
napoli è l’immondizia d’italia.