Uno dei grandi cambiamenti positivi degli ultimi vent’anni è la progressiva inclusione delle persone omosessuali nell’immaginario collettivo, specie in paesi come l’Italia dove per anni abbiamo vissuto nel paradosso: gli omosessuali non esistevano – a parte l’eroico Pasolini, unico a parlare apertamente del suo orientamento. Certo, ce n’erano molti altri, qualcuno perfino visibile ma di fatto non esistevano, erano pederasti, invertiti, contronatura, fuorilegge, gente dallo stile di vita poco raccomandabile, costretti a negare quello che a volte era ovvio. Questo i maschi, perché anche solo l’idea che delle donne potessero essere lesbiche rinunciando alla procreazione, funzione suprema del corpo femminile, era molto esotica. Poi dagli anni ’80 la comunità omosessuale ha iniziato a emergere, avere un profilo più visibile e a chiedere dei diritti, una causa che mi pare giovi a tutta la società, non solo ai diretti interessati. Ma a fronte della battaglia politica ce n’è un’altra non meno ardua: smuovere l’opinione pubblica, liberare l’omosessualità dai pregiudizi e costruire una società veramente più inclusiva. Come si è ormai capito bene questo è un tragitto molto più lungo perché per i diritti bastano delle leggi, mentre per smuovere la mentalità delle persone i passaggi sono molti, e molto più diffusi. Si va dal coming out della figlia del vicino a quello del CEO di Apple, dalla coppia di maschi “amici” dirimpettai al fornaio di zona gestito da due signore molto simpatiche, non sposate ma apparentemente felici. Tra i soggetti che stanno giocando un ruolo significativo (e quindi anche controverso) ci sono i media: la televisione, grande contenitore di visioni del mondo per le generazioni più vecchie, il cinema e i grandi colossi dello streaming oggi sono assai attenti a questo tema. Significativa è la guerra in atto tra Ron De Santis, governatore ultradestra della Florida e la Disney, che possiede proprio in quello stato uno dei suoi parchi a tema più grandi, il Walt Disney World Resort. Oggetto della discordia la controversa politica detta Don’t say Gay, adottata dallo stato e contestata da molti tra cui Disney. Come sappiamo anche in Italia il tema è rovente, e per ogni passo avanti se ne fa mezzo indietro.
Di questo cambiamento nei media ce ne siamo accorti tutti: storie, caratteri e temi omosessuali, intere serie basate su personaggi non etero, presentatori tv che in modo implicito o dichiarato non sono conformi all’idea tradizionalmente binaria dell’orientamento. Il fenomeno è diffuso e molto vario. Star Trek, serie che già dagli anni ’60 ha rappresentato categorie mal descritte altrove (come i neri, gli asiatici e perfino gli alieni), la cui idea di esplorazione dell’universo aveva già allora un carattere inclusivo e non colonialista, ha introdotto una sottotrama gay/romantica nelle sue ultime uscite – con conseguenti polemiche e schieramenti contrapposti nello stile di Internet. Netflix è popolata di orientamenti diversi, ma perfino nei canali televisivi tradizionali con un profilo più commerciale, o in quelli istituzionali come la Rai, oggi finalmente si includono altri orientamenti. Certamente un bel passo in avanti, ma secondo me rimane un aspetto stridente. Salvo alcune eccezioni la quasi totalità di questi omosessuali aderisce a modelli che mi sembrano antichissimi. I gay sono tutti “sensibili”, gentili, spesso effeminati, elegantissimi, talvolta lievemente isterici, hanno grande sintonia con le donne e fanno mestieri assolutamente, prevedibilmente, stereotipicamente gay: sono arredatori, ballerini, stilisti o esperti di gossip, criticano il vestiario altrui, giudicano severamente dei soufflé e pontificano sui paraschizzi (HGTV è una miniera). Le lesbiche vengono in un singolo modello: butch, capello corto, tatuaggi, canotta; sono pugili, poliziotte o malavitose, mandibole volitive e muscolazzi in evidenza. Va un po’ meglio nelle serie in streaming ma secondo me ancora non ci siamo.
Perché chiunque frequenti il mondo reale sa che gay e lesbiche, esattamente come gli etero, vengono in molti modelli diversi, qualcuno ha il perizoma rosa ma molti invece no, certe portano gli anfibi mentre altre il tacco 12. Esistono gay pugili, meccanici, bodyguard, scaricatori di porto e badanti o baby sitter lesbiche. L’idea che i gay siano sempre effeminati e le lesbiche tutte mascoline è una semplificazione mediatica che non corrisponde alla realtà, e che perpetra un concetto vecchio e sottilmente dannoso, cioè che l’omosessualità sia sempre visibile: a volte si vede ma spesso invece no. Quindi per adesso sono contento di trovare persone omosessuali nei media e mi pare un’evoluzione davvero positiva. Quando poi smetteranno di essere soltanto rudi donne gommiste e maschi fan delle Kardashian che recensiscono fondotinta, o fanno una scena isterica all’albergatore perché c’era un pelo sotto al letto, allora avremo fatto tutto quel passo avanti che si attende da così tanto.