E’ una di quelle parole che a dirla vengono subito in mente un sacco di immagini. Le lotte operaie all’inizio del secolo per i diritti fondamentali dei lavoratori i quali, pur di vederseli riconosciuti, incrociavano le braccia a volte per mesi (senza stipendio). Il livello dello scontro era altissimo: gli industriali assumevano i “crumiri”, ordinavano le “serrate”, chiamavano la “celere” e cosi’ via. Erano lotte per affermare la dignità dei lavoratori e del mondo intero che hanno dato grandi risultati, poi recepiti ed integrati in quelle bellissime dichiarazioni di intenti che sono la carta dei diritti dell’uomo, del fanciullo e via dicendo. La validità e l’importanza storica di quelle battaglie è fuori discussione (che a Berlusconi piaccia o meno): infatti sono già a pieno titolo nei libri di storia.
Poi sono venuti gli anni ’80 e le grandi masse dei lavoratori sono cambiate. Il proletario tradizionale, quello che non aveva niente ed era schiavo predestinato fino alla morte, è fortunatamente scomparso. Al suo posto c’è un individuo diverso, meno povero ma anche meno motivato, più vacuo ed egoista. Non desidera più, come all’inizio del movimento operaio, “il riscatto di tutti i lavoratori dal giogo del padronato, per un comune domani migliore”. Lui vuole la volvo. turbodiesel. intercooler. Con il ciddì e la radio. La ricerca automatica. 199 stazioni memorizzabili. L’rds e il bass booster. 4 woofer e 4 tweeter. 8 midrange. 2 equalizzatori grafici a 26 bande. Mi fermo.
La sua vita è completamente cambiata dai tempi delle grandi battaglie (per fortuna in meglio), proprio grazie a quelle battaglie. Non è più un proletario, parte indistinta di una grande massa di sfruttati (anche se qui si potrebbe aprire una parentesi); vede riconosciuti molti dei suoi diritti, primo fra tutti quello di esprimere liberamente la propria individualità (e anche qua una bella parentesi ci starebbe bene). Il suo sindacato non è più portavoce dei suoi desideri, bensì un baraccone delle mediazioni, arrivato ad un tale livello di “connivenza” con la controparte da potersi permettere perfino il lusso di regolamentare lo sciopero, ma incapace di capire che l’astinenza dal lavoro non ha più senso, che è invece diventata controproducente.
Facciamo un esempio: sciopero dei mezzi pubblici. Gliene fotte qualcosa all’Azienda dei trasporti? Niente; è pubblica, quindi non c’è uno che perde soldi. Crea disagio ai vertici dell’Azienda? Affatto: la gente lo sa bene chi è che sciopera. E’ un gesto che crea solidarietà nella popolazione (e cioè gli altri lavoratori/colleghi degli scioperanti)? Neanche per il cazzo; le parolacce fioccano, i vaffanculo si sprecano. Causano una situazione di paralisi tale per cui la controparte è costretta a cedere alle loro richieste? Zero meno: la gente prende la macchina, si mette in coda, gli bestemmia i morti e il giorno dopo è tutto come prima. Scusatemi, lavoratori sindacalizzati, ma non mi sembra possibile che in tanti anni non sia venuta mai a un D’Antoni qualunque un’idea banale come quella che adesso vado ad esporre: lo Sciopero Simpatico.
Lo Sciopero Simpatico funziona così: Annuncio agli utenti: domani, dalle ore 8.30 alle ore 18.30 gli addetti al controllo aderenti al sindacato blabla si asterranno dal controllare i biglietti sugli autobus (o treni, metro, aerei, etc).
Semplice ed efficace. Offrireste un regalo alla clientela, la quale vi chiederebbe il perché e forse potrebbe conoscere meglio il merito delle vostre richieste; arrechereste un vero danno all’Azienda, vostra unica controparte; vanifichereste il crumiraggio (immaginate un solo controllore crumiro che cerca di multare un intero autobus), e dimostrereste di aver capito che le sole ed uniche vittime degli attuali scioperi sono lavoratori come voi, dando loro perfino l’opportunità di schierarsi, scegliendo se fare o meno il biglietto.
Perché non ci avete pensato? Sarò un bastardo, ma io dico che è perché l’idea prevede che si vada a lavorare lo stesso durante lo sciopero, che non avrebbe più senso farlo di venerdì a fine turno, che uno sciopero a maggio diventerebbe come uno a febbraio e via dicendo. E forse sarebbe chiedervi un po’ troppo.