Pareva fatta: governo e amministrazioni nel computer di casa, servizi pubblici e informazioni per tutti. E invece la democrazia del doppio clic spesso annaspa in una palude di approssimazione, narcisismo e proselitismo multimediale.
Tra le promesse della tecnologia ci sono una vita più comoda e servizi direttamente a casa, e chiunque abbia visto internet sa che se questa oggi è una realtà in evoluzione, le cose non possono che migliorare. Alcuni settori si aggiornano molto velocemente, altri meno: per primi vengono i commercianti come le banche, che hanno tutto l’interesse ad avere siti funzionali e veloci. Tra gli ultimi troviamo i grandi mammuth monopolistici come le ferrovie, e purtroppo anche alcuni settori della pubblica amministrazione.
Una piccola premessa: su internet si va con un software detto browser, il più comune dei quali è Explorer. Ma non è l’unico: ci sono Netscape, Mozilla, Opera, Icab, Safari ed altri che offrono caratteristiche molto interessanti, come ad esempio il blocco delle pubblicità. Se un sito è ben fatto sarà visibile con tutti i browser; altrimenti si vedrà solo su Explorer. Da notare che tutti quelli citati offrono caratteristiche analoghe, e che non ci sono motivi (se non la sciatteria) per cui un sito non debba essere ben visibile da tutti.
Trenitalia.com va solo con Explorer. Eppure in teoria sarebbe semplice: scelgo un itinerario, faccio il biglietto e via. Peccato che la scelta posti non funzioni, che sia obbligatorio registrarsi, che non siano disponibili le connessioni europee e che sia zeppo di difetti, come quando il treno è pieno: devi andare a Roma, scegli un orario, inserisci la password, prenoti il posto (sbagliato) e solo qui ti si comunica che non c’e’ “disponibilità del posto richiesto” (ma magari c’è in prima? Non sa, non dice). E’ ovvio che a questo punto devi solo cambiare orario o classe, no? No, ti obbliga a tornare alla prima pagina e ricominciare dall’inizio, come se non essendoci posto per Roma uno decidesse di andare a Savona. Se poi cambi idea e torni indietro il sito s’incazza e ti disconnette per mezz’ora. La ragione di questo sfacelo si chiama sciatteria: Il sito della Deutsche Bahn infatti funziona benissimo, e con tutti i browser.
Proprio come Governo.it, che purtroppo però è quasi privo di informazioni utili. Splendide le gallerie fotografiche: “Silvio Berlusconi alla presentazione del libro di Bruno Vespa” o “Gianfranco Fini riceve il Presidente della Repubblica di Cipro”. Chi paga questa reclame?
Di sicuro Ministerosalute.it lo paghiamo noi, ma almeno è pieno di informazioni come dovrebbe essere un sito sulla salute. Purtroppo è ben leggibile solo con Explorer, non c’è una versione per non vedenti e tutte queste informazioni sono sepolte sotto una valanga di superfluo: ho cercato la famosa lista dei farmaci generici, e se c’è è davvero ben nascosta. Si trova invece subito l’imperdibile rubrica “A tu per tu”: surreali spot video col Buon Padre Sirchia che dispensa saggezza e propaganda. Puro Orwell o Philip Dick, col folle tic agli occhi del Ministro che ne rivela l’intima natura di Cossiga minore.
Camera e Senato (ambedue .it) funzionano, anche se il primo usa una multimedialità spintissima: per vederlo servono ben sei programmi; si visitano virtualmente le sale e c’è Casini che sorride. Purtroppo però cercare una legge è un inferno: se non sai l’anno e il numero, la legislatura o le parole esatte non hai speranze. Il sito è assai lento, l’architettura è involuta, il motore di ricerca non va e quando va è peggio: non trovo ne’ “televisione” ne’ “droga” (due leggi di stretta attualità), e per “bancarotta”, un argomento scottante sul quale servirebbero informazioni chiare, riporta un solo raggelante risultato: “Si è verificato un errore, ci scusiamo per l’inconveniente.”