Sesso molto orale

La relazione tra sesso e cibo è talmente complessa e variegata che per parlarne ci vorrebbe un intero numero di RS. Oltre tutto si tratta di due attività molto fisiologiche, ma allo stesso tempo intensamente mentali. Ambedue poi hanno un versante patologico, nel caso del cibo straordinariamente attuale e sempre più diffuso. Non solo: nei disturbi alimentari a volte c’è anche una componente legata ad aspetti sessuali, che possono esserne concausa ma in certi casi anche effetto. Poi ovviamente c’è l’aspetto ludico, la gioiosa abbondanza delle forme, splendidamente sintetizzata da un verso di James Brown contro le diete: “The more you got the more I want” (più ne hai, più ne voglio). Infine non si dovrebbe dimenticare che una delle zone più sessuali del nostro corpo è la bocca, e che i sapori e le sensazioni orali sono essenziali: il termine inglese d’uso per il cunnilingus è “to eat”.

Una notevole percentuale di voi che leggete ha provato a unire in qualche modo sesso e cibo: un miele, una fragola, la Spray-pan (un oggetto strepitosamente erotico, comunque la pensiate). Questa pratica è ormai sdoganata, essendo perfino citata nel trailer di un film di Verdone. Ma forse per qualcuno (una percentuale piccola, ma pare non piccolissima) l’esperienza si è rivelata più interessante di una variante, magari piacevole, al grido di “famolo strano”. Esistono infatti diverse comunità di Food Player che, in varie maniere, coniugano piacere e alimentazione, cibarie e sessualità.

I più allegri sono certamente i Wet’n’Messy, letteralmente “umidi e pasticciati”. Che non sono rigorosamente Food Player, ma possono rotolarsi anche nel fango o nella birra. Fattostà che molto spesso l’ingrediente principale del WnM è un alimento. Sono molto in voga i budini semi-liquidi in confezione famiglia, gli spaghetti in scatola e ovviamente i crauti: la patria d’elezione del WnM è certamente la Germania. Naturalmente la lotta libera nel fango, recentemente avvistata perfino su Rai 2, è la punta emersa di questo genere. Meno noto è che anche la pornografia Scat (il termine d’uso per coprofilia e coprofagia) nasce all’interno del WnM, anche lei originariamente in Germania.

Quindi il vero fenomeno mediatico dello scorso anno, l’inguardabile ma cliccatissimo video virale 2girls1cup (vari milioni di contatti) deriva da questo genere (e mi pare certamente definibile umido e pasticciato, tra l’altro). Se non sapete cos’è fate una ricerca su Youtube, dove non troverete il video (ormai irreperibile se non nelle reti peer to peer, o a pagamento) ma decine di imitazioni – alcune esilaranti – e una valanga di “reactions”: persone filmate mentre guardano, se ci riescono, quel clip di un minuto (strepitosa quella dei Roots, ma anche il bastardo che l’ha mostrato a sua nonna).

Ormai noto anche il fenomeno dei Gainers & Feeders, anche per via di un film del 2006, Feed. Io l’ho scoperto grazie a Francesco Warbear Palmieri, che ne ha parlato in un convegno a Amsterdam qualche anno fa. Dice l’Urban Dictionary: “Si tratta di una comunità fetish in cui un uomo (il Feeder) ingozza una donna (la Gainer) fino al punto di immobilizzarla. E’ un fetish da ape regina, in cui il Feeder adora la Gainer che, essendo immobile, dipende completamente da lui.” Warbear si riferiva a una variante omosex, ma il senso è lo stesso. E’ chiaro che Gainers and Feeders sono in una zona assai rischiosa, in cui uno stile di vita non esattamente sanissimo diventa l’oggetto di una dinamica sessuale totalizzante. Ma qui c’è di più: mi sembra che questo sia il fetish perfetto per il XXI secolo, ossessionato dall’idea di piegare il corpo al volere della mente. E ognuno se lo piega secondo la propria, di mente: col botulino, col triathlon, coi germi di grano o anche col doppio burro. E non so dire quale sia più salutare, o più gratificante.

Immagine tratta dal newsgroup alt.binaries.pictures.erotica.fetish

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