Sulla relazione tra Underground e Overground si potrebbe scrivere a lungo. Anche a partire dalla musica, perfino rileggendo i numeri passati di Rumore. Con Underground intendo tutti quei fenomeni, culture, forme di espressione che esistono al di fuori di un certo sistema e industria culturale. Con una distinzione principale: molte culture Underground poi diventano Overground (un buon esempio in musica è l’Hip hop), mentre alcune restano Underground per scelta: rimanendo nella musica, penso a esperienze come quella dei Fugazi. Spesso questa spinta verso l’emersione è naturale: a pensarci bene quasi tutti i fenomeni culturali nascono dal basso, ed è naturale che vadano verso l’alto. Un eccellente esempio è la cultura Skate con tutti i suoi annessi (vestiario, musica, estetica), che nasce profondamente legata a una sensibilità teenage Rock’n’roll, e si sviluppa ai margini della legalità – inventando trick nelle piscine vuote o sulle balaustre dei parchi pubblici. Gli skater hanno problemi legali quasi subito (da cui lo slogan “Skateboarding is not a crime”), ma spesso filmano le loro prodezze illecite, confezionando video che dapprima hanno una circolazione molto Underground. Poi la cultura Skate esplode, e la sua estetica diventa popolare, influenzando il cinema e la televisione. Si costruiscono piscine vuote e balaustre appositamente concepite per farci lo Skate, la musica che lo accompagna scala le classifiche e il vestiario da Skateboard compare nelle sfilate di moda. Un buon esempio di transizione da Underground a Overground.
Un concetto fondamentale per capire la cultura Pop e le sue dinamiche è quello di nicchia. All’inizio dell’Hip hop la divisione era netta: una minuscola nicchia di persone che apprezzava quell’estetica, fatta di rime a non finire, di musica sempre uguale, condita di scratch insistenti e ballata in modo peculiare. A fronte della vasta maggioranza della popolazione, a cui tutto ciò sembrava noioso, se non proprio irritante. Lo stesso si può affermare di tutte le culture Pop, dallo Swing al Punk ai Graffiti. Naturalmente il gruppo iniziale di fan ha un’adesione totale per quel fenomeno, che indossa con orgoglio. Adesione che cala quando il fenomeno diventa più popolare – cioè inizia lo spostamento verso l’Overground. Talvolta rivendicando il fatto di esserci stati “dall’inizio”, oppure criticando l’evoluzione della scena in una direzione “Pop”. Quindi la nicchia sarebbe il luogo dove nascono le culture Underground; se poi le dimensioni della nicchia aumentano, a un certo punto il fenomeno emerge. Vero, fino all’arrivo di Internet.
Si è detto molte volte: la rete ha cancellato le nicchie. Per quanto tu possa avere gusti particolari, non condivisi nella cerchia dei tuoi amici “fisici”, su Internet troverai moltissime persone che li condividono. E non mi riferisco soltanto alla musica, anzi: sarebbe bellissimo se alla musica fosse successo quello che è successo alla pornografia (i dilettanti, le webcam, i generi particolari che diventano generalisti, ecc.). Di più: mentre una volta appartenere a una nicchia musicale richiedeva un certo sforzo nel reperire dischi, libri o riviste, oggi da casa trovo tutto, sempre, istantaneamente. E per diventare un fan forse mi basta condividerlo su Facebook. Questo ha dato luogo a un fenomeno nuovo, che mi sembra eccellente: giovani musicisti italiani senza un contratto discografico con 5 milioni di views su YouTube e migliaia di fan – che li hanno scoperti in rete, sui social, insomma attraverso canali propri. Underground? Overground?
Categorie oggi profondamente in crisi. Nel 2019 l’unica forma possibile di cultura Underground sembra essere quella dell’estremo (da 4chan all’ISIS), che per sua natura taglia via la maggioranza. Personalmente credo che da qualche parte esista una cultura Pop al di sotto del mio radar. Lo spero caldamente: negli ultimi 100 anni le culture Underground (quelle dei poeti Beat, dei Punk rockers e dei Rapper, per esempio) ci sono state utilissime.
ma gli ISIS non esistono più 🙁
No, ma adesso tornano con un nuovo cantante 🙂