Una delle questioni più antiche (e francamente più noiose) riguardo alla pornografia è dove sia il confine con l’erotismo. Si dice che la pornografia è manifesta e palese, mentre l’erotismo sarebbe più ambiguo e suggerito. Nel 2007 questa distinzione non regge più, e una delle ragioni fondamentali è proprio la tecnologia digitale, e il conseguente avvento dell’Alt porn. Moltissime delle sue caratteristiche infatti suggerirebbero di classificare questo materiale come erotismo: la bassa risoluzione (che richiede una maggiore partecipazione dell’utente), la preferenza per i campi lunghi (che mettono l’azione in un contesto, invece che insistere sul dettaglio ginecologico), l’evidente partecipazione attiva dei protagonisti, l’intimità che spesso si respira negli scatti casalinghi – qualsiasi azione essi ritraggano.
Naturalmente poi molto di questo porno è negli occhi di chi guarda: non solo non è esplicito, ma in molti casi è proprio l’abbigliamento ad aggiungere valore sessuale a un’immagine. Il Latex è l’esempio classico, ma anche la lana (lavorata grossa), la Lycra e il velluto a coste: esistono Corduroy Appreciation Club in molti paesi del mondo, che sembrerebbero riunioni di possidenti terrieri gallesi, se non fosse per la sovrabbondanza (e in certi casi l’esclusiva presenza) di indumenti di velluto. Quindi una immagine innocente, persone con giacche verdi, diventa sessuale solo per chi sa, o meglio ancora condivide. Per gli altri resta un’immagine di abbigliamento d’altri tempi.
Uno dei kink più appassionanti, e in fondo comuni, è quello del travestitismo – specialmente quello maschile. Non si tratta di un mutamento radicale come quello delle Trans, ma temporaneo, e si trova in moltissimi flavor diversi: dal sesso coniugale vivacizzato da una guêpière in più, fino alla Sissification, pratica BDSM che consiste nel trasformare un uomo in una Sissy (da sister), insomma una femminella. Poi naturalmente ci sono i travestiti classici: persone omosessuali che amano vestirsi da donna, essere trattati da donna e fare sesso come una donna. Di questo genere di porno amatoriale ce n’è a bizzeffe, specialmente nella versione solistica: gente con poco da fare, una telecamera e tanta, tanta voglia di mostrarsi.
Ma c’è un genere di travestiti che esiste e prospera quasi solo grazie alla rete. Sono gruppi di persone di sesso maschile che si ritrovano, in casa ma anche in luoghi pubblici, per vestirsi da donna. Ma non per poi fare del sesso, bensì per praticare tutte quelle attività che tradizionalmente si associano all’universo femminile: la maglia e l’uncinetto, il the con le amiche, il parrucchiere, lo shopping, delle riunioni che sembrerebbero presentazioni della Avon, la canasta; ma anche cucinare, lavare i piatti, truccarsi, pettinarsi… Insomma essere donne tra altre donne, e non doversi dare pacche sulle spalle e bere birra, ma poter mangiare educatamente dei pasticcini con le amiche commentando gli ultimi gossip.Naturalmente si tratta di una closet activity che, come spesso succede nell’era digitale, è segreta per il vicino ma pubblica per tutti gli altri: lo Usenet newsgroup dei travestiti contiene ogni giorno molte foto di deliziose signore come quelle di queste immagini: rispettabilissime matrone assai ben vestite, in posa da zia benevola o intente a essere donna. Ma non donne qualsiasi: signore perbene in un modo antico e per fortuna superato dalle donne biologiche. Naturalmente non c’è un millimetro di pelle scoperta, anzi: qui l’apparenza di rispettabilità è tutto. Una pornografia del decoro, insomma. O forse si tratta di erotismo?
Immagini tratte dai newsgroup: alt.binaries.pictures.erotica.lycra e alt.binaries.pictures.erotica.transvestites