Tanta musica, ma non tutta

Per la prima volta nella mia vita sono negli States. Arrivato a Chicago ho iniziato a esplorare la città, e mi sono subito cercato un negozio di musica: non ho niente contro i megastore, ma il mio negozio di dischi ideale vende musica e basta, e possibilmente solo quella che piace a me. Una veloce ricerca su internet mi convince che la mia migliore scommessa si chiama Jazz Record Mart, che si reclamizza come “The world’s largest Jazz and Blues Record Store”.

Beh gente, Jazz Record Mart è tutto quello che dovrebbe essere un negozio di dischi – specialmente in una fase di crisi così acuta del mercato. E’ grande (ma non gigantesco), intelligentemente diviso in sezioni tematiche non ovvie e strafornito, ai limiti della completezza. Ma non di tutto però: qui non si trovano ne’ Britney ne’ Justin Timberlake. Sacrosanto: chi frequenta questo negozio certamente non ci viene per comprarceli. Però magari ci vuole trovare l’intera discografia ufficiale di Hendrix (disponibile sia in CD che in vinile, e intelligentemente situata nel settore del Blues) o centinaia di registrazioni di John Lee Hooker, ordinate cronologicamente. O magari scoprire qualche oscuro artista di blues come Robert Wilkins, quello che nel 1928 ha usato per primo l’espressione “Rolling Stone”, così rilevante nella storia della musica moderna. Oppure riempire qualche buco nella propria collezione: l’apposito scaffale “Killers rack” contiene “quelli che consideriamo album essenziali per qualsiasi collezione di musica”.

O anche fare delle connessioni tra generi diversi. Io, per esempio, stavo cercando gli album di Sister Rosetta Tharpe (se non la conoscete, correte su Youtube e tenetevi forte: anche solo l’immagine di questa signora di mezz’età in tailleur, con una Gibson SG al collo e energia da vendere, muove l’anima: il vero anello mancante tra Ave Ninchi e Bo Diddley), ma tra i dischi di blues non c’erano. Infatti erano tra quelli di Gospel (una marea: stavo quasi per convertirmi, se non fossi un senza Dio senza ritorno): Rosetta Tharpe è più nota per questo genere, benché il CD che ho comprato, intitolato “The Gospel of the Blues”, spieghi più di mille parole le molte connessioni tra questi due mondi apparentemente inconciliabili -essendo il Blues la musica del demonio.

CD e vinili, dicevamo, ma non solo: JRM è fornitissimo di cassette, 45 giri e perfino 78 – molti dei quali nuovi di pacca. E vi garantisco che, quando ho visto certi padelloni originali di Louis Armstrong la tentazione mi è venuta, benché non possieda un giradischi che va a quella velocità. Così come mi è venuta la tentazione (alla quale probabilmente cederò la prossima volta che ci vado) di comperare il libro “The Wisdom of Sun Ra”, una raccolta (con riproduzioni anastatiche) dei volantini che Sun Ra produceva e distribuiva nella Chicago degli anni ’50: la preistoria dell’Afrofuturismo (un concetto che più vivo qui, più acquista senso). Già, perché JRM ha diversi scaffali di libri sul Blues e sul Jazz, alcuni rarissimi. E poi vinili e CD usati (a partire da meno di due dollari), cartoline, t-shirt e poster, un sito web (jazzrecordmart.com) semplice ma completissimo e una rivista gratuita, Rhythm & News.

Insomma c’è crisi, ma al JRM probabilmente la sentono di meno, forse anche perché hanno scelto di restare nel loro orto. Non credo che chi lo gestisce sia ricco a palate, ma non penso nemmeno che JRM chiuderà per via della crisi. La chiave del suo duraturo successo (esiste dal ’59) mi pare stia nella qualità della sua offerta e nella coerenza delle sue scelte: due caratteristiche che, duole assai dirlo, sono mancate a tutti quei negozi di dischi che hanno fatto bella la mia adolescenza e che dopo molte difficoltà, e aver riempito le vetrine di robaccia nel disperato tentativo di inseguire il mercato, hanno purtroppo (per loro e per noi) chiuso i battenti.

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