Sento l’altro giorno al telegiornale (20 agosto) che qualcuno ha scoperto una cosa incredibile, inaudita e soprattutto inaspettata: facendosi fare un tatuaggio si può prendere addirittura l’Aids. E’ evidente che chi ha fatto questa sconvolgente scoperta non è mai stato in uno studio serio: attrezzature per la sterilizzazione, aghi monouso, guanti, disinfettanti… Insomma, che tatuare fosse un’operazione delicata che richiede molta attenzione e cura, era già stato scoperto ben prima che la procura di Roma ci arrivasse. Quello che invece non sembra ancora ben sedimentato nelle zucche del paese è che, tatuandosi, è diventato molto facile prendere una sgradevole malattia: il tatuaggio malriuscito. Intanto il luogo; il tatuaggio richiede molta calma e pulizia, sia per chi lo fa che per chi se lo fa fare. Il tatuatore dovrebbe sapere che sta facendo una cosa che deve durare quanto il cliente, e cercare di concentrarsi. Come cazzo si fa a tatuare (e farsi tatuare) in una discoteca? Come si riesce a mantenere un minimo di pulizia con tutto quel casino, il caldo, le frotte di curiosi? Bisogna essere irresponsabili (o assai avidi) per farlo e assai coglioni (o sbronzi) per farselo fare. Idem come sopra per i pub o le feste dell’unità: compratici una birra, magari, ma evita di farti sfigurare da un cazzone.
Già, perché adesso c’è anche questo problema: il cazzone con la macchinetta. Una volta procurarsi una macchinetta per tatuaggi era una cosa assai difficile, ed era così che la categoria dei tatuatori si difendeva: la macchinetta veniva data solo a gente di provata esperienza, dopo un certo apprendistato. Oggi le macchinette vengono vendute a chiunque per posta, con i colori, i disegni, gli aghi etc, ma non l’esperienza. Così è nata questa nuova categoria: il cazzone con la macchinetta. Costui di solito ha lo studio in condivisione con un’estetista o un centro abbronzante; ha scoperto i tatuaggi 6 mesi fa, se n’è riempito e adesso vuole farne lui. Nel suo studio trovi quintali di riviste, mucchi di disegni (non suoi) ma nessuna foto dei suoi lavori. Costui non ha passato anni a fare i “neri pieni” in uno studio guardando lavorare qualcun’altro; non ha tatuato innumerevoli patate per imparare. Non ha neanche ricoperto di disegni il suo maiale (come si narra di un notissimo tatuatore romano) per fare esperienza: sei tu la sua patata, il suo maiale.
Fare i tatuaggi non è “esercizio (abusivo) della professione medica”; si tratta di un’arte, vera e propria. Si impara, come tutte le arti, con un apprendistato. Esistono diverse scuole e stili, con grandi maestri (con cui si prende appuntamento un anno per l’altro), straordinari artisti, eccellenti professionisti, onesti impiegati e cazzoni, come in ogni altra arte. Il punto è che un tatuaggio (a differenza di un diamante) è per sempre; è quindi importante scegliere con cura (e magari pagare di più) chi ti decorerà il corpo. E vedrai che se te lo scegli bravo avrà uno studio pulito ed igienicamente inappuntabile; che ti farà mettere comodo in una zona separata dal resto del negozio, dove sia tu che lui starete tranquilli e concentrati. Stai certo che ti consiglierà sul disegno, le dimensioni ed il posizionamento, ti dirà esattamente cosa fare per ottenere una guarigione perfetta e si offrirà di ribatterlo, spesso gratis, se alcune parti dovessero riuscire sbiadite.
Insomma, stai attento a non prendere l’Aids se ti fai tatuare; ma stai anche attento alla moda dei tatuaggi, che ha portato con se un sacco di cazzoni la cui prossima vittima potresti essere tu.
PS: Scrivo questo articolo alla fine di agosto, augurandomi che tra qui e ottobre non vengano chiusi tutti gli studi con qualche strano pretesto: ci mancherebbe solo questa, dai “comunisti al governo”.
PPS: Passo dal mio discount l’altro giorno e ricompro il dentifricio Quovis (Rumore n° 51, aprile ’96): la confezione è identica, il dentifricio pure. Sul fianco della confezione è però comparsa una scritta: Testato Clinicamente. Che vi dicevo? Onore al Quovis, che non ci fa mancare proprio nulla.