La diffusione di massa della tecnologia digitale ha creato una vera e propria rivoluzione nei consumi feticistico-tecnologici degli occidentali, e non solo. Se negli anni ’70 gli oggetti maniacali del tech addict erano automobili, stereo hi-fi e orologi, dai ’90 in poi c’è stata una grande diversificazione con alcuni primati indiscussi – come la telefonia – e qualche bizzarria.
Il turnover medio dei cellulari è di uno all’anno, ma solo una certa percentuale lo cambia perché non va: contano il design, le dimensioni, il peso e la durata della pila. A volte il rapporto col proprio telefono è assolutamente da tossici: esemplari sia le migliaia di Sms che certe persone inviano (Bettarini docet), che i forum su Internet in cui si discute di quanto campo ci sia in una determinata zona.
Una cosa molto simile sta succedendo con le reti wireless e l’Umts, la terza generazione di telefonia. Dato che questo standard consente di essere sempre online, c’è una nuova piccola ma agguerrita tribù di dannati che, ovunque si trovi, controlla l’email ogni due minuti e mentre porta a spasso il cane gli cerca la pappa su Google. Messaggio tipo: “Ti ho scritto un’ora fa: non rispondi?”
Anche la domotica, che consente di controllare tutte le funzioni della casa via rete, sta facendo delle vittime: gente che dall’ufficio controlla anche molte volte al giorno le serrande, l’allarme o la chiavetta del gas. O che, attraverso webcam nascoste e complesse regie digitali, verifica cosa stiano facendo la colf, la baby sitter o il giardiniere, con gravi violazioni della privacy di tutti e il rischio di finire davvero su internet, ma nei siti di voyeur.
Potremmo chiamarli i Sempre Accesi, persone costrette a muovere spasmodicamente le antenne delle loro estensioni digitali, vittime di una opzione, appunto l’always on, che a volte è tale solo in teoria. Un po’ come il tasto di spegnimento dei cellulari – un’altra possibilità che si dovrebbe considerare più spesso.