“Voglio proprio vedere questo qua dove vuole arrivare”.
Totò, nello sketch televisivo “Pasquale”.
Ecco un mezzo di comunicazione che nel corso della sua vita se n’è sentite dire veramente di tutti i colori: che fa male (dato probabilmente vero, almeno a dosaggi alti), che instupidisce (cosa che, se temporanea, può essere perfino piacevole), che serve ad indottrinare le masse (impossibile sostenere il contrario), che sforna facce di cazzo una dopo l’altra (altro dato innegabile), che se non ci fosse sarebbe meglio.
Dalla sua nascita (in Italia nel 1953) la Tv è sempre stata al centro dell’attenzione, giustamente. E’ un mezzo potentissimo, in grado non solo di indirizzare i gusti delle persone, ma perfino di rafforzare la coscienza di una nazione: l’esempio perfetto sono gli Stati Uniti, un paese la cui sinistra etica morale trasuda dai suoi prodotti televisivi, come “Beautiful”, “Ok il prezzo è giusto” o “Walker Texas Ranger”. Lo stesso Berlusconi, quand’era presidente del consiglio, per dimostrare la sua personale adesione al modello americano disse a Clinton che le sue reti trasmettevano questi programmi.
Da quando esiste, la televisione è praticamente rimasta identica; i generi sono sempre quelli, e sono sostanzialmente tre:
* Genere leggero Ci si spaparanza davanti alla Tv e si viene intrattenuti: comici, cantanti, gente che parla, racconta… in teoria potrebbe essere una bella scatola, in pratica nessuno riesce a uscire dall’orrore: il varietà genera mostri (come per esempio Nino Frassica). Non si registra nessuna eccezione a questa regola.
* Genere culturale Funziona davvero: tra le pay tv più gettonate ci sono quelle che trasmettono solo documentari. Peccato che non appena si cerca di “fare cultura in televisione”, si affondi subito in una palude di concettuame, saccenza, aria supponente e imbarazzo mortale. Le eccezioni sono rarissime (e in via di estinzione).
* Genere giovanile Ecco un termine che mi fa accapponare i testicoli. Eppure è tutt’ora in vigore, brandito dalle reti tv come fosse una scure. Nati negli anni ’70, questi programmi sorridenti e coi brufoli si sono via via perfezionati, diventando macchine perfette per la vendita di prodotti. I contenuti? Chi ha parlato di contenuti?
Gli ibridi? Pochi e sfortunati. I programmatori televisivi detestano le vie di mezzo, che confondono la gente (nelle loro menti sempre supremamente scema) e non servono alla loro causa (lo share). Pochissime le eccezioni, troppo episodiche perfino per citarle. Adesso penserete: “A questo qua la tv gli fa schifo”. Per niente; la guardo abbastanza e mi piace molto.
Credo che dipenda sempre da cosa ci si aspetta. Se ti aspetti di essere veramente intrattenuto o acculturato stai fresco. Ma se la guardi per osservare mondi lontani, per vedere questi qua dove vogliono arrivare, allora cambia tutto.
Guardo Carramba o Select Mtv come se fossero Quark – animali esotici, magari pericolosi, al sicuro dietro un vetro (lo schermo), dove posso scrutarli anche da vicino senza pericolo. La cartomante Adelmona su Telefrasca mi mostra un pianeta (la gente con cui faccio la fila al supermercato) di cui non avevo che una vaga ed imprecisa idea, mostrandomene paure e speranze. Giletti poi mi trascina nel fondo del barile, faccia a faccia col peggio del peggio. Nessuno di loro si rivolge a me, non mi sento mai coinvolto in prima persona ma non mi dispiace affatto. Anzi; come la tv mi dimostra ogni volta che l’accendo, aveva ragione McLuhan: è il mezzo (il medium) il vero messaggio. Io guardo La Televisione.
Dicono che chiuda Mtv (che poi pare di no). Dovrei protestare? Strapparmi i pochi capelli rimasti? Invocare la libertà d’espressione? Ma siamo matti? E perché mai dovrei indignarmi? Per l’european top 20? Per cercasi Vj? Per On the beach? Spengono Andrea Pezzi? Vabbè, mi guarderò Paolo Frattini (che è un vero dio) su Telemarket: tanto E’ UGUALE.
PS: I videoclip invece li trovo in rete: www.videoclip.quipo.it/