Dalla ruota al software, la storia delle grandi intuizioni è sempre avvolta da un’aura di follia. Che se da un lato è certamente giustificata, dall’altro però ci garantisce un lusso mica male: il progresso.
Duole dirlo ma una delle buone, vecchie, sagge, odiose frasi fatte si sta dimostrando assolutamente vera e attuale. Infatti non è mai passata di moda, e chiunque abbia una certa dimestichezza con le tecnologie (dallo sciaquone al PC) se l’è sentita dire. Viene in diversi flavor, ma il senso è sempre quello: “Per capire le tecnologie bisogna essere matti; figurarsi per inventarle.” E’ sempre così: all’ammirazione per l’ingegno si associa sempre un’idea di diversità, di una testa che procede per vie irrazionali; e un po’ è vero. La sublime semplicità di alcune idee, come il tappo a corona o la penna a scatto, suggeriscono un pensare diverso dal comune. Anche l’idea di gestire una grande e complessa rete informatica viene percepita dalla gente come vagamente folle; e sapendo un po’ come funziona posso confermarlo: lo è.
Lo scienziato è svagato e ha la testa altrove; è una cosa che si sa da sempre. Quello che invece abbiamo scoperto solo da qualche anno è che anche il ragazzo portato per l’informatica a volte ha dei tratti caratteriali curiosi, talvolta bizzarri e ogni tanto proprio patologici. E spesso più è bravo e più appare problematico. Questo suggerisce l’idea che ci sia una correlazione; più difficile è capire cosa viene prima. se sia il disagio a spingerci verso le tecnologie o viceversa siano le tecnologie a creare problemi (come sostengono molti genitori, secondo me sbagliando). Fattostà che la relazione sembra esistere eccome. Sulla proverbiale e quasi epica distrazione di Niels Bohr (Nobel per la fisica nel 1922 per i suoi studi sulla struttura dell’atomo) si è scritto molto, e anche Einstein ha giocato con la sua immagine di matto geniale.
Più curiosa è la vicenda di Bram Cohen (bitconjurer.org), l’inventore di BitTorrent, una tecnologia per scambiarsi dei file basata su un sistema assolutamente rivoluzionario: frammentarli in pezzettini, e consentire agli utenti di scaricare parti diverse da più fonti, contemporaneamente. Così il downloading di un film che da normalmente richiederebbe diverse ore, con BitTorrent avviene in pochi minuti. Un’analisi inglese del 2004 sostiene che circa un terzo del traffico globale della rete sia legato a questa tecnologia: ad oggi gli utenti di BitTorrent sono circa 40 milioni.
Bram Cohen (vincitore dell’ambìto Wired Rave Award nel 2004) ha la Sindrome di Asperger, una forma di autismo che crea problemi nell’area sociale e della comunicazione. In una bella intervista a Wired reperibile online, Cohen (la cui moglie lo chiama “My sweet little autistic nerd boy”) descrive le sue giornate, alternativamente trascorse a scrivere codice (cosa che sa fare in diversi linguaggi) o a risolvere puzzle logici tipo Cubo di Rubik. Il suo blog è una girandola di nuove idee su ogni argomento, dalle sedie alle regole degli scacchi. Essendo BitTorrent distribuito gratis, Cohen e la sua famiglia vivono delle molte donazioni di utenti entusiasti e grati.
Ma se quella di Cohen è una vicenda (e un’intelligenza) eccezionale, sicuramente c’è un piccolo autismo in tutti coloro che hanno dimestichezza con le tecnologie, che le guardano con affetto e ci dialogano con soddisfazione. Queste lievi disfunzioni comportamentali, spesso proprio nell’area sociale e della comunicazione, a volte sono più marcate in quei soggetti che poi spiccano nell’uso evoluto e creativo delle tecnologie (informatiche o meno). Statistiche alla mano forse si potrebbe addirittura sostenere che la storia della scienza e della tecnica è una storia di disturbati mentali di genio, che preferivano isolarsi in un mondo esatto piuttosto che avere a che fare con quello reale, impreciso e imprevedibile. Ma se è così allora attenzione a chiamarli matti, e a considerarli disagiati. Dovremmo invece ringraziarli, che se decidessero di curarsi magari avrebbero una vita sociale più ricca e gratificante, ma l’evoluzione della scienza di sicuro rallenterebbe un po’.