The hardest working man in show business

LATA vol 3
Live at the Apollo, vol III

Una delle cose divertenti della modernità è la possibilità di studiare in maniera approfondita la carriera di certi artisti, e naturalmente anche di capire come mai ci piacciono, e qual è stato il loro contributo alla storia del Pop. E’ divertente perché la musicologia contemporanea ci permette di farlo ascoltando delle registrazioni, anziché analizzando partiture. E grazie alla rete e alle ristampe sistematiche di rarità, oggi è possibile scoprire il tragitto preciso di una certa idea, o di un suono. Esperienza incredibilmente proficua quando si decide di seguire il percorso di uno di quegli artisti che hanno ossessivamente registrato tutto: demo, album, prove, concerti. Gente come Frank Zappa (che ha pubblicato a bizzeffe mentre era ancora vivo), Jimi Hendrix (del quale, dopo la morte, è uscito davvero tutto – forse anche troppo) o James Brown.

Lo studio della musica di JB è un’esperienza meravigliosa – e non si finisce davvero mai. Giustamente: ha inventato circa metà della musica moderna. Proprio letteralmente. E, prima di farlo, aveva alle spalle una carriera lunga e ricchissima – e un posto d’onore nel pantheon della Black music. Ci sono un paio di snodi utili a capirne la centralità, oltre al discreto film bio Get on up, uscito lo scorso anno. Innanzitutto il TAMI show.

1964: negli USA il Teen pop è popolarissimo. Il concerto Teen Age Music International si tiene a Santa Monica, e viene filmato per essere distribuito nelle sale. La lista dei partecipanti è lunga (la trovate su Wikipedia), e tra questi c’è James Brown. I Rolling Stones, alla loro prima esibizione americana, sono invitati a chiudere dopo JB (in quanto teenage novelty), e per anni si lamenteranno di essere dovuti uscire dopo di lui. Brown, già trentunenne, all’apice delle sue forze creative (della prima fase), mette in scena uno show a voltaggio talmente alto che quasi viene giù il soffitto (guardare su Youtube per credere). Sono venti minuti che, tra l’altro, rivoluzioneranno la storia del ballo moderno: dentro ci sono Michael Jackson, Prince, la Break dance, la discoteca – tutto. Con in più quella potenza quasi religiosa, e quella teatralità di passione e trance che diventera il suo trade mark. Vedere James Brown al TAMI show è un’ottima chiave per capire i successivi cinquant’anni.

Insieme ai tre doppi dischi Live at the Apollo. Dove JB inventa, a seguire, l’album live (il primo lo registra nel ’62 a proprie spese, per via dello scetticismo della casa discografica. Arriva secondo nelle classifiche, ed è considerato il primo live moderno) e il Funk. Sì, proprio quel ritmo che anima praticamente metà della musica moderna, dall’Hip hop alla Techno. Lo inventa intorno al ’68. Ce ne sono alcune tracce già sul sublime secondo Live, proprio del 1968. Un disco incredibile, dove si sente Brown (e la sua band) perfettamente a suo agio in quel soul gospel dove l’amore è struggente e James non ci sta dentro (questa Prisoner of Love è la versione da incorniciare, come Bring it Up, quasi inarrivabile). Ma dove inizia anche a spuntare quel funk rovente e malvagio che è alla base del terzo dei Live at the Apollo, Revolution of the Mind, del ’71. Qui il vangelo di JB, che ogni strumento è in realtà un tamburo, diventa una religione. Questa versione di Sex Machine secondo me le batte tutte, e il rap improvvisato di Bewildered resta nella storia, come i quasi 13 minuti di Make it Funky. Di JB sono anche state ristampate tutte le versioni non accorciate delle hit anni ’60/’70, e su album come In the Jungle Groove si può ascoltare letteralmente la genesi di questo suono.

Pochi artisti nel mondo sono stati altrettanto influenti, e pochissimi artisti pop. Di questi, probabilmente soltanto Hendrix e Brown hanno avuto tanta rilevanza nel modellare la musica dopo il loro tempo. Mentre del primo si riconosce la statura culturale, a volte sul secondo si glissa: non tutto quello che ha detto e fatto, in una carriera durata decenni, è stato altrettanto centrale. Però, nella storia della musica moderna, vicino a JB sono davvero in pochissimi.

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