Una delle grandi sfide della musica moderna, spesso vinta, è di incorniciare il suono del mondo, consentendoci di percepirne la musica. E’ una grande e antica avventura, che conosce un’esplosione con l’avvento del digitale. Il notissimo brano Weekend di Walter Ruttman (1929), la prima opera dove si impiega il montaggio audio, raccoglie subito la sfida usando esclusivamente suoni naturali registrati. Naturalmente dai tempi di Ruttman non solo è immensamente cambiata la tecnologia, ma anche la definizione stessa di Musica: il registratore, il campionatore e oggi il PC hanno definitivamente annullato il confine tra musica, suono e rumore. Questo allargamento dei confini del possibile ha creato una serie di nuove categorie, come il Paesaggio Sonoro o la Musica d’Ambiente: creazioni pensate non per essere ascoltate, ma per unirsi ai suoni circostanti e creare un evento sonoro terzo (essendo la somma dei due), discreto ma in grado di influenzare il mood di un luogo. Sulla neonata estetica del Paesaggio Sonoro si è molto lavorato negli ultimi 50 anni, e specialmente negli ultimi 25 – grazie all’avvento delle tecnologie digitali. Dell’epoca analogica mi piace sempre ricordare la copertina dell’album Cluster & Eno (self titled), con quel microfono rivolto verso il nulla – o il tutto. Oggi invece vorrei parlarvi di due progetti assai diversi tra loro, ma con una matrice comune: l’esplorazione del Soundscape e della sua musica – involontaria, inevitabile e spesso sublime.
Il primo è un sito interattivo che ha già qualche anno; si chiama Sound Transit (soundtransit.nl), e la sua interfaccia somiglia a quella di una linea aerea. Si sceglie un punto di partenza, uno di arrivo e le varie tappe del nostro viaggio sonoro. Quindi ST, in tempo reale, pesca dal suo (a questo punto grande) archivio i soundscape delle destinazioni scelte e li mixa, creando un suono che transita da un paesaggio all’altro. Al termine del processo, solitamente piuttosto breve, è possibile ascoltare il risultato e scaricarlo in formato mp3. Naturalmente è anche possibile accedere direttamente alle singole registrazioni, ricercabili per autore, luogo e parole chiave. Siete dei “registratori” (come il sottoscritto)? Potete contribuire all’archivio di ST. L’unico vincolo è che le registrazioni (e l’intero archivio di ST) sono rilasciate con una licenza CC molto libera, e sono quindi utilizzabili da chiunque – anche da voi. Ci sono registrazioni anche lunghe (fino a 27 minuti), e spesso eccellenti: una banca virtuosa dei suoni del mondo, forse non in grado di farvene ascoltare la musica definitiva – ma certamente di darvene un’idea piuttosto precisa.
L’altro progetto di cui vi parlo è di tutt’altra matrice, assai più sporco e punk (e io ho un debole per questi due aggettivi). I nomi degli autori, se così si può dire, non sono noti. Si chiamano Mr Tamale, Jimpunk e Linkoln, e il loro obiettivo è di far andare in crash il vostro browser, sovraccaricandolo di contenuti (perlopiù video con audio, ma anche codice, gif animate e altre fetenzie digitali). La cosa interessante è che i contenuti ci mettono un po’ a caricarsi (dipende da molti fattori, inclusa la velocità della vostra connessione, la potenza del vostro PC, scheda video, audio, ecc), e che quindi il mix di suoni e immagini cambia ogni volta, e per ognuno è diverso. I contenuti sono sostanzialmente un remix vorticoso del soundscape mediatico contemporaneo: telegiornali che si liquefanno in gif animate, video rubati a Youtube e costretti a andare a metà velocità ma al triplo delle dimensioni, loop di televendite che diventano litanie demoniache… Finché, a volte, il browser non gliela fà e muore. Ma è un trapasso sublime, una vera e propria morte del cigno. Talmente bella che vi verrà voglia di ammazzarlo di nuovo molte volte. Trovate tutto questo qui: triptych.tv, imagepirate.com, subculture.com, idiotrobot.com, mayhem.net e mrtamale.com (che ringrazio per avermi spiegato come rendere friabile un video).
* uno dei titoli più affascinanti della storia del musical, da noi barbaramente tradotto in “Tutti insieme appassionatamente”.