Quest’anno, almeno per me, è stato un anno piuttosto interessante per la musica italiana. Ecco alcune delle ragioni di soddisfazione:
*) Finalmente Roy Paci ha fatto una hit. Questa è un’ottima notizia, e nessun altro in Italia lo meritava quanto lui. Inoltre la canzone mi pare bella, con un ritornello giusto (certo, un po’ Pop, ma volendo avere un successo estivo in Italia non si scappa), e uno splendido doppio chorus a incastro sul finale. Si tratta di una buona notizia perché finalmente inizia ad avere successo (un successo corposo, non belle recensioni e 400 copie vendute) della musica più sensata della solita immondizia macarenata estiva, e della gente più meritevole (ed elegante) del solito. E poi il concetto del pezzo è mirabile – semplice, senza se e senza ma: la joia e la beleza mi sembrano ideali altissimi, per i quali forse si potrebbe anche morire.
*) L’Hip hop italiano cresce bene, e finalmente si affacciano sulla scena principale delle persone che se lo meritano. Ovviamente, e questo è uno dei segni della maturità che questo genere sta raggiungendo, c’è un sacco di immondizia; però finalmente si inizia a parlare anche di MC più originali e di produttori davvero Hip hop, e non gente che piglia due campioni dalla tastierona e pensa di essere Timbaland. Se continua così, tra un po’ avremo una scena davvero bella e ci sarà più spazio anche per tutti gli altri strepitosi MC e DJ che popolano questo paese ingrato. La strada ovviamente è ancora lunga: ho visto per caso ieri sera Music@2007, “l’unico programma musicale di Raiuno” (per fortuna, verrebbe da dire), e sto ancora cercando di riprendermi. Sono stato un po’ meglio quando ha detto che era l’ultima puntata, ma era tutto talmente sbagliato che certamente riprenderà in autunno.
*) Anche il successo internazionale di Mario Biondi è una ottima notizia. Finalmente si capisce a che servono le migliaia di scuole di Jazz che affollano il nostro paese: non a suonare il Jazz. Che è giustissimo: questo genere infatti è formidabile come scuola, come palestra. Ma se ci si ferma al Jazz, tranne in rari casi, poi si diventa dei Jazzisti: simpatici, gentili e sorridenti – ma per piacere posa quel cazzo di sassofono, o almeno rifletti bene tra una nota e l’altra, invece di cercare di infilarcene quante più possibile. Viceversa noi abbiamo una grande tradizione di orchestre di raffinatissimo Jazzy Pop, da Gorni Kramer a Renato Carosone. Di recente, grazie all’indomabile Painé dei Maniaci dei Dischi, ho scoperto l’italo-americano Lou Monte e il suo immenso Songs for Pizza lovers: imperdibile, altro che Music for Airports.
*) Anche Avril Lavigne va a gonfiare le fila dei disadattati generazionali; nell’ultimo video sembra una zia che tenta di fare la teen-ager. Notevolissimi anche gli esempi italiani: Max Pezzali innanzitutto, che sembra avere nelle scuole medie il suo momento ideale di riferimento, benché abbia ormai una quarantina d’anni, la panza e forse problemi di prostata. E poi i buffissimi, esilaranti Tiromancino, il cui singolo estivo è l’apoteosi dell’ovvietà: “Perché non c’è nessuna differenza se vinci o se perdi, quello che conta che ha più importanza essere quello che sei.” Un messaggio che Zampaglione stesso interpreta alla lettera: il playback al Festivalbar, con troppo trucco e camicia aderente, non ha lasciato margini di dubbio.
*) Simone Cristicchi ha vinto Sanremo. Non è una bella notizia, ma neanche brutta: in fondo se la giocava con Albano. Non amo particolarmente Cristicchi, e istintivamente diffido di quelli che vogliono sembrare teneroni extradolci: temo che poi mi accoltellino nel sonno. Se lo vedete però, siete autorizzati a cantargli una strofa di “Sei diventato come Biagio”: Adesso canti come Biagio Antonacci, ma hai meno soldi di Biagio Antonacci, hai più capelli di Biagio Antonacci ma assai meno figa di Biagio Antonacci.