In un universo sempre più radicalmente depilato, era ovvio che il pelo diventasse un fetish (esattamente come lo sta ridiventando il fumo da sigaretta); ci sono infatti diverse varianti di questa predilezione – sia maschili che femminili. Ma oggetto di questo articolo è l’amore per una forma di pelo diversa da quello superfluo: è l’attrazione per i plushies, gli animali di pelouche, e per i furries, animali pelosi immaginari, dotati di caratteristiche insieme umane e animali – come Roger Rabbit. Che, pare, esiste da quando esistono i pelouche e i cartoni animati – e comunque da ben prima che arrivasse Internet. Si suppone però che la vita dei plushofili/furrofili fosse assai segreta prima dell’avvento della rete, che ha messo questa variante sulla mappa. Fattostà che sono decine i siti che propongono immagini, e istruzioni per l’uso, legati a queste parole chiave. L’atmosfera è certamente da community ristretta, e la lettura provoca una piccola sensazione di intrusione; però così scopro che l’animale preferito dai plushofili è di gran lunga Meeko, un immenso procione lavatore prodotto dalla Mattel. In rete ho anche trovato le istruzioni su come modificare il Meeko per poterci avere dei rapporti sessuali – attivi, o anche passivi. Ovviamente su Ebay è pieno di Meeko Mattel usati, ma non ho avuto il coraggio (specie dopo aver letto cosa si può fare con un pupazzone di questi). Ovviamente detta così sembra da zozzoni; invece poi, leggendo bene, scopro un amante dei peluche che scrive: “Più di tutti mi piacciono i conigli e i cervi; dormo sempre con un peluche, e di solito ne coccolo almeno uno al giorno. Sono un plushofilo romantico e sexy, e tratto i miei animaletti come personaggi dotati di personalità; ne posseggo a centinaia e occasionalmente mi piace anche uscirci. Posseggo un Meeko Mattel modificato. Sono un maschio, ho più di quarant’anni.”
Ma ciò che rischia di far diventare quella dei Furries una questione socialmente rilevante è Second Life (che dallo scorso ottobre cresce a un ritmo del 10% a settimana). Apparire come un animale antropomorfo è una delle opzioni più praticate, e un buon avatar di questo tipo può anche costare molto; col rislutato che capita di fare conversazione con una volpe blu in panciotto e tuba, o un immenso squalo meccanico con gambe da T Rex. La posizione sui Furries degli individui umani al 100% è assai varia: alcuni sono proprio direttamente razzisti, e si rifiutano di averci a che fare. Tant’è che, pur essendoci molti luoghi dove in teoria ci si potrebbe incontrare, questo accade assai di rado. Poi ci sono quelli tolleranti, cioè che si fanno un vanto di frequentare gente pelosa per apparire progressisti. Certo che uno si chiede: ma come mai, in un posto nel quale sono tutti alti e belli come Second Life (e questo è davvero inquietante) uno, o una, decide invece di apparire come una versione tridimensionale di Wil Coyote? La risposta, e mi pare che questo valga anche per i plushies, è che si desidera ciò che si vede. Se il mio immaginario si è formato intorno alle tartarughe Ninja, potendo scegliere è possibile che voglia diventarne una e magari anche trombarne un’altra (e d’altronde su Second Life è pieno di zone a tema fantastico, stile Tolkien). Una buona definizione di questo ambiente virtuale è “Personal Disney”; se è così, perché non sembrare Paperoga? E poi che c’è di male a affezionarsi a un orsone di stoffa? In fondo proprio niente: basta accertarsi che il peluche in questione abbia meno di 18 anni, o in caso contrario che sia lavabile.