Yes they did!

Saluti dagli USA. Mentre scrivo sono in corso i preparativi per quello che viene giustamente definito un evento di portata epocale: l’insediamento del primo presidente afro-americano della storia di questo paese. La definizione non è sicuramente esagerata, questo lo si può capire anche dall’Italia. Stando qui poi la sensazione è davvero palpabile – basta farsi un giro per il (freddissimo) centro di Chicago, la città dalla quale è partita la corsa di Obama verso la presidenza: la sostanziale inferiorità socio-economica dei neri è visibilissima, e se per tutti gli americani questo è un grande evento (tranne per qualcuno che lo considera una sciagura terribile), per gli afro-americani è la promessa di un futuro migliore, di opportunità più pari e di un sostanziale cambiamento. Non a caso lo slogan della campagna elettorale è stato imperniato proprio su questa parola: change.

Stando qui ho anche avuto modo di ascoltare i discorsi di Obama, e devo dire che l’uomo sa parlare, cosa dire e come rivolgersi a una nazione ancora per molti versi divisa sulla questione razziale. E se certamente parte del suo messaggio è teso a rassicurare l’intera popolazione sulla sua serietà, capacità manageriale e impegno nel risolvere i molti gravi problemi del paese (primo fra tutti la virulenta crisi economica che, negli ultimi mesi, si è portata via diversi milioni di posti di lavoro), non sfugge l’altra faccia della sua idea: quella di un’America diversa, della visione a lungo termine di un paese trasformato, più giusto e sostanzialmente migliore. Il termine inglese che si usa in questi casi (e che mi pare intraducibile) è inspirational, e non ce n’è, Obama lo è assai, come lo erano molti dei leader neri che lo hanno preceduto: Martin Luther King, celebrato ogni anno con una giornata di vacanza (quest’anno ricorre lunedì 19/1, il giorno prima dell’insediamento), Malcolm X o Jesse Jackson, le cui lacrime incontenibili il giorno della proclamazione di Obama restano una delle immagini più commoventi che abbia mai visto in televisione.

Si, perché Barak Obama non è il primo afro-americano inspirational che la storia abbia visto; in realtà è l’ultimo di una lunghissima lista della quale, in questa occasione storica, mi piace fare qualche nome. Innanzitutto James Brown, l’inventore (che vi piaccia o meno) della musica moderna: la sua “Say it loud (I’m black and I’m proud)” del 1968 resta uno degli inni più poderosi dell’orgoglio afro-americano, e non è un esempio isolato. Tra il ’68 e il ’72, in una sapiente alternanza di argomenti politici e sessuali, ha saputo ispirare la sua generazione, e molte di quelle venute dopo. Cosa dire di Marvin Gaye? L’album “What’s going on”, del ’71, è una specie di bomba inspirational a 360 gradi, dalla povertà (“Inner city blues”) alla guerra (“What’s happening brother”) fino all’ecologia (“Mercy Mercy Me (The Ecology)”) – un tema davvero mai trattato fino a quel momento. E vogliamo parlare di Bob Marley, il cui messaggio continua a ispirare nuove generazioni e la cui potenza comunicativa resta, secondo me, tuttora insuperata?

Tutte queste persone hanno ispirato me e miliardi di altri come me – inclusi probabilmente molti di voi. Lo hanno saputo fare nonostante la discriminazione razziale, le opportunità dispari e lo svantaggio di partenza. Lo hanno fatto senza essere laureati a Harvard, senza essere senatori, senza giacca e cravatta. Questi uomini e donne hanno fatto muovere il mondo solo grazie alla potenza del loro messaggio e alla bontà della loro arte. Benvenuto quindi Barak Obama, e felicitazioni a tutti noi: la sua elezione è un passo avanti per l’umanità intera, comunque la pensiate sugli Stati Uniti. Speriamo che, oltre che nero, sia anche un buon presidente, giusto, saggio e efficiente. E che sappia continuare a ispirare il mondo come hanno meravigliosamente fatto migliaia di afro-americani prima di lui.

2 thoughts on “Yes they did!

  1. Salve Sergio, io ci andrei cauto con l’elogiare Barack Obama… guarda la “squadra” che si è scelto di governare…

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *