(Testata: Sni;z)
Una volta gli animali fantastici esistevano davvero; quando nel ‘400 Hyeronimus Bosch dipingeva “Il Giardino delle Delizie” (dove , ad un primo colpo d’occhio, trovo un maiale/suora, un albero/uomo, una farfalla rapace, un uccello con corpo umano blu e piedi ad anfora, una sirena che parla con una bestia mezza formica e mezza pesce, un essere la cui testa è una civetta e il corpo e’ quello di due umani, un uccello con la testa a conchiglia, etc.) la gente non viaggiava, se non a piedi o in carrozza. Quindi era possibile sostenere che nel Cipangu (l’antico nome del Giappone) esistevano creature mezze uomini e mezze tacchini: nessuno c’era stato, e non c’era modo di controllare. Ecco come diventavano credibili le incredibili creature di Bosch: non ora, non qui, ma altrove, magari in un altro tempo…
Le prime scoperte dell’era scientifica hanno curiosamente confermato l’esistenza di animali bizzarri: ignorando l’esistenza dei dinosauri, era facile attribuire ai Titani quelle immense ossa che si trovavano sottoterra; e il mare, da sempre luogo di mistero, ogni tanto lasciava a riva corpi di animali talmente strani da suggerire l’esistenza sott’acqua di un bestiario terrificante e alieno: ancora oggi la notizia dell’avvistamento di un Calamaro gigante (di cui esiste, da vivo, solo un’immagine sfocata) evoca lo stesso sconcerto.
Poi con l’illuminismo è arrivata la scienza ad esplorare, catalogare e spiegare tutto: e così l’Ornitorinco (mammifero anfibio coi piedi palmati, a pelo lungo ma con becco, che fa le uova) ha perso parte del suo fascino, passando da animale impossibile a prodotto dell’adattamento all’ambiente. Idem per il Calamaro gigante: non più mostro marino ma fratello maggiore (pesante decine di quintali) del calamaro da frittura. E quelle tibie di tre metri non erano dei Giganti bensì dei dinosauri, che poi si sono estinti… Insomma, come spesso accade, lo svelamento e la spiegazione sottraggono cibo all’immaginario, e così le Chimere, i Dragoni, leSirene e le bestie di Bosch sono state relegate nel passato fantastico.
L’animale immaginario rinasce ufficialmente con l’avvento del cinema (ed ha la sua apoteosi nell’animazione: le vere bestie mitologiche odierne sono i Pokemon); fin dall’inizio, oltre a riprodurre la realtà, il cinema si propone di superarla: gorilloni, mosconi e alienoni ripopolano l’immaginazione della gente, spesso rievocando bestie fantastiche del passato: non è casuale, per esempio, la somiglianza tra i Draghi del medioevo e l’Alien di Ridley Scott. Il bestiario fantastico del ventesimo secolo quindi fa ancora leva su antichissime paure, rievocando i mostri mitologici con l’ausilio della tecnologia. Poi nel 1990 compare una novità importante per la zoologia immaginaria: viene distribuita la versione 1.0 di Photoshop.
Photoshop (distribuito dalla Adobe e giunto nel frattempo alla versione 6) è un programma che serve per manipolare fotografie. La stragrande maggioranza delle pubblicità è realizzata con questo software che consente di alterare le immagini all’infinito, creando – per esempio – un essere col naso di Sharon Stone, la faccia di Joe Pesci e lo sguardo di George Bush jr; oppure un tapiro con zampe di gallina e la testa di Elton John. Il fotomontaggio esisteva già, ma a differenza di Photoshop era una tecnica difficile, per iniziati. E poi Photoshop è uno dei software più popolari al mondo (e più piratati); quindi il potenziale per dare corpo alle proprie fantasie più assurde (e, grazie alla rete, di distribuirle) si è diffuso molto capillarmente, creando un nuovo bestiario spesso prevedibile ma a volte sorprendente.
L’animale fantastico del duemila non è un drago a tre teste ma una signorina coi seni ingigantiti a tal punto che le sarebbe preclusa qualsiasi mobilità; un signore in giacca e cravatta che si auto-sodomizza con la testa; gli eroi di X-files in versione transex; un giovanotto di colore sorridente, in piedi, col membro che gli penzola fino alle caviglie; Rambo, sguardo truce e sudato, in tutù e scarpette; Barbie con un sorriso satanico ed immensi attributi sessuali maschili; l’elenco potrebbe andare avanti per molte pagine.
Ma l’animale fantastico contemporaneo non fa solo ridere. Utilizzando una tecnica già nota (dividere l’immagine di un volto a metà per la lunghezza e costruire due facce, fatte ognuna da una delle due metà raddoppiate) il mio amico Fcast ha creato questo trittico di Silvio Berlusconi. A sinistra c’è l’originale, le altre due sono il risultato dello sdoppiamento: il materializzarsi di due individui perfetti, credibili e complementari, la cui contemplazione svela e spiega molto sull’originale. E che, almeno in me, risvegliano sensazioni profonde e ancestrali di altri famosi doppi: il braccio e la mente, il diavolo e l’acquasanta, il bastone e la carota, il gatto e la volpe…