You are what you is*

Come ormai abbiamo realizzato quasi tutti, Internet ci aiuta a risolvere certi problemi, e in certi casi estende alcune nostre potenzialità. Però, come pure abbiamo capito in molti, prima di aiutarci (e in alcuni casi anche mentre ci aiuta) ci pone dei dilemmi. Tra i compiti più curiosi, imbarazzanti e bizzarri della modernità ce n’è uno che è toccato a chiunque abbia tentato di esistere online, aldilà di consultare Wikipedia: riempire un profilo. All’apparenza si tratta di un’operazione semplicissima, perfino banale, che però in certi casi può rivelarsi insospettabilmente complessa – considerando che le conseguenze di quello che pubblichiamo possono essere assai varie, e in certi casi alquanto ramificate.

Gran parte dei profili in realtà sono piuttosto basici: nome (o soprannome), cognome (anche di fantasia), data di nascita (magari inventata ma sempre sopra i 18, che sennò poi quel sito ci tratta da minori) e luogo di residenza (non necessariamente esistente: su Facebook conosco talmente tanta gente nata a Vaffanculo che m’è quasi venuta voglia di andarci, una volta). In molti casi la questione finisce qui, considerando anche che i nostri dati, quelli davvero personali (gusti, abitudini, porno preferiti, saldo bancario, ecc.), sono comunque a disposizione del miglior offerente. Sui Social Network però la questione si complica; innanzitutto ci vuole una foto. Naturalmente si può sempre metterne una di Belushi o di Uma Thurman in Kill Bill, però tendenzialmente si cerca di trovare un’immagine che ci renda giustizia. Purtroppo sembrerebbe che noi non siamo i migliori giudici delle nostre foto, e della loro efficacia nel descriverci; un buon esempio è la bocca a paperella, posa tipica nei profili dei “giovani” (anagrafici o meno): perché? Cosa immaginano che racconti di loro quella boccuccia spinta fuori? Ficaggine? Erotismo? Grande elasticità labiale? Non saprei, ma qualcosa ci dev’essere: è un fenomeno talmente diffuso che esistono svariati blog celebrativi.

Il problema si fa più spinoso quando ci si chiede di declinare i nostri gusti – film, libri, musica e via dicendo. Il meccanismo qui è più perverso: è possibile che qualcuno a cui piace Lady Gaga invece dichiari di essere un fan di King Krule? Se lui, o lei, pensa che questa scelta lo/la renda più cool agli occhi del mondo, mi pare assai probabile. Anche perché Gaga piace a tutti (tranne a noi, ovviamente), mentre citare Krule ci descrive come giovani profondi e struggenti, ascoltare i Clash ci classifica come ribelli, nominare Johnny Cash ci associa alla sua intramontabile coolness. Il punto naturalmente è: devo descrivermi come sono, o come vorrei essere? Devo dichiarare anche le mie debolezze (sempre parte di me), o il mio profilo è come un rimorchio da bar, dove la frase iniziale non dovrebbe mai essere: “Ciao, ho un pessimo carattere”? La questione è davvero molto interessante, al punto che chi la studia ha coniato una definizione, Online Persona, anche per descrivere la differenza (e le similitudini, anche involontarie) tra come siamo e come ci rappresentiamo in rete.

Riempire un profilo diventa orribilmente difficile quando usiamo Internet per qualcosa che ci sta a cuore. L’esempio perfetto è chi cerca un partner su uno dei molti siti di accoppiamento, che hanno algoritmi complessi e pongono mille domande. Qui ogni informazione pare decisiva, e se è facile scegliere tra mare e montagna, tra dolce e salato, il dilemma è subito dietro l’angolo: qual è il mio colore preferito? Scelgo un generico beige col rischio di sembrare banale, o azzardo un deciso fuchsia? Cosa voglio dalla vita? Giustizia per tutti o un grasso conto in banca? Cosa mi fa ridere? Zalone o Jaques Tati? Il mio tempo libero lo impiego a fare volontariato, o a giocare a GTA? E come descriverei il mio stile? Domande impossibili, dalle conseguenze potenzialmente decisive. Ma il vero domandone finale è un altro: per raccontare noi stessi, è meglio un film neo-realista o un tripudio di effetti speciali?

(Questa versione differisce leggermente da quella pubblicata su Rumore)

* Titolo di Frank Zappa

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